Share this article on:

    October is the month of the “awakening” of the Academic word: the month in which everything starts again for millions of students all over Europe. Three of those millions together with the “here we go again” will also say “let’s go away”: in October 3 million of European young students with their baggage of books, food, somatic traits, languages, traditions take the airplane for their Erasmus, to make “an experience abroad”.

    The Erasmus idea started in 1987 and despite for being threatened with the cut of funds it growth doesn’t stop: in 2012 the students who have benefit from this initiative were 250thousand (23.400 of them were Italians). Now 30 years from there, with the new program called Erasmus+ they will try to reach higher goals. This is what Anroulla Vassiliou, European commissary for the learning, culture, multinguism and the youth, said the last sept the 29th in Paris and he also admitted that Erasmus is “the symbol of the aspirations and the most essential values of the European project”.

    The Erasmus is considered a waste of resources but concerning with the last data is the most concrete hope the young adults should aim for. There are a plenty of statistics showing how those students who did an experience abroad are privileged in the job sphere, in particular, the European Commission for the Erasmus Impact showed how the incidence on the long lasting inoccupation has halved for the students who study or form themselves abroad. Is more 5 years from the achievement of their degree the % of disoccupation for the students is lower than the 23% from their colleagues who don’t have “one year abroad” written on their curriculum vitae.

    Also the “work givers” were taken in consideration and the 92% of them admit to find differences in the “Erasmus students”; more the 64% of them declares to give more opportunities and importance to the graduates with an international experience.

    But it is not only the university: even those who have chosen to make a work experience abroad have an improvement in their personal prospects, in fact more than one apprentice over three receives a work offer from the firm whom are working for. The transversal abilities indeed are valid also in this case: the widening of the perspectives and the initiative spirit are so crucial that one over ten started its own company, while three over four don’t exclude to do it in the future.

    Even the schools are more opened at the “internalization”: in the 2014, 7300 students from high-school did an experience abroad with a long lasting school program, with an increase of the 55% compared with three years ago. An adhesion which is increasing rapidly but not without obstacles from the lack of money and from the narrowness of the teacher’s and parent’s mind non from the young adult’s ones because has emerged, from the research of the Observatory of the internalization of schools and the students mobility, that they are much able to work in group, use technologies appropriately and to come in contact with other cultures.

    Androulla Vassiliou, in Paris, declared that “we have the duty to help the young adults in the transition from a phase to another of their educational course and finally to the world of work. […] We must give to our young adults all the instruments to find their way to happiness, to the personal realization and for a place in society. […] We have to struggle for an Europe opened to their neighbors and to the world. This is my hope for the Europeans young adults. This is my idea of Ersamus +”.

    The recent researches show another interesting data: the Erasmus has an important influence also on the social and sentimental relationships. For example the 33% of the students abroad has a stable relationship with a partner with another nationality, the 27% found their own partner during an experience in another country and from 1987 about a million of children were born from Erasmus couples.

    Ottobre è mese del risveglio del mondo accademico: il mese del “si ricomincia” per milioni di studenti in tutta Europa. Di quei milioni, ce ne sono tre che accompagnano a quel “si ricomincia” un “si parte”: tre milioni di ragazzi europei, con i loro bagagli di libri, accenti, cibi, tratti somatici, lingue e tradizioni, prendono un aereo per l’Erasmus, per fare la celebre “esperienza all’estero”.

    L’Erasmus è nato nel 1987 e nonostante la continua minaccia di tagli ai fondi la sua crescita non si arresta: solo nel 2012 gli studenti che hanno usufruito di questa iniziativa sono stati 250 mila (23.400 erano italiani). Ora, a distanza di trent’anni, con il nuovo programma Erasmus+ si punterà ancora più in alto. L’ha lanciato Androulla Vassiliou, il commissario europeo per l’Istruzione, la Cultura, il Multilinguismo e la Gioventù, lo scorso 29 settembre a Parigi, e ne ha parlato come del “simbolo dei valori e delle aspirazioni più essenziali del progetto europeo”.

    L’Erasmus, osteggiato da molti perché considerato una chimera e uno spreco di risorse, secondo gli ultimi dati sarebbe invece la speranza più concreta su cui i giovani di oggi, i giovani della crisi, dovrebbero puntare. Sono ormai diversi gli studi statistici che sottolineano come i laureati con esperienza internazionale siano privilegiati nel mercato del lavoro; in particolare, la Commissione europea sull’impatto dell’Erasmus ha messo in luce come l’incidenza della disoccupazione di lunga durata sia dimezzata per i giovani che studiano o si formano all’estero e che a 5 anni dal conseguimento della laurea il tasso di disoccupazione degli studenti Erasmus è inferiore del 23% rispetto ai loro coetanei privi della dicitura sul curriculum “Anno di studio all’estero”. Cifre non da poco. Anche i datori di lavoro sono stati presi in considerazione in queste stime e il 92% di loro rivela di notare una differenza negli studenti Erasmus, inoltre il 64% considera l’esperienza internazionale importante per le assunzioni e il 63% dichiara di attribuire maggiori responsabilità ai laureati con esperienza internazionale. Perciò, gli studenti Erasmus hanno potenziato quelle capacità trasversali – intuito, tolleranza e capacità di adattamento, problem solving, curiosità e maggiore fiducia in se stessi –, quella “marcia in più” che li rende i più occupati sul lungo periodo.

    Ma non solo l’università: un miglioramento delle prospettive professionali è riscontrabile anche in quei giovani che hanno scelto di fare un tirocinio all’estero, infatti più di un tirocinante su tre riceve un’offerta di lavoro dall’azienda ospitante. Le capacità trasversali di cui si parlava sopra sono valide anche in questo contesto: l’ampliamento delle prospettive, lo spirito d’iniziativa fanno sì che un tirocinante Eramus su dieci abbia avviato una sua azienda, mentre tre su quattro non escludono di farlo.

    Anche le scuole sono sempre più aperte all’internazionalizzazione: nel 2014, 7.300 ragazzi delle superiori si sono recati all’estero con un programma di studio di lunga durata, con un aumento del 55% rispetto solo a tre anni fa. Un’adesione in aumento rapido, non priva di ostacoli sempre relativi alla scarsità di fondi e alla chiusura di alcuni docenti e famiglie. Non degli adolescenti che, sempre secondo l’indagine dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, sono invece promossi nella capacità di lavorare in gruppo, di fare uso con profitto della tecnologia e degli strumenti informatici più aggiornati e di relazionarsi con altre culture.

    Androulla Vassiliou, a Parigi, ha dichiarato: “Abbiamo il dovere di aiutare i giovani nella transizione da una fase all’altra del proprio percorso educativo e, da ultimo, al mondo del lavoro. […] Dobbiamo dare ai nostri giovani gli strumenti che permettano loro di trovare la propria strada verso la felicità, la realizzazione personale e un posto nella società. […] Lottiamo per un’Europa che sia aperta ai suoi vicini e aperta al mondo. Questa è la mia speranza per i giovani europei. Questa è la mia idea di Erasmus+”.

    Le ultime ricerche hanno messo in luce un altro fatto molto interessante: l’Erasmus ha un’influenza importante anche sulle relazioni sociali e sentimentali. Per esempio, il 33% degli studenti all’estero ha una relazione stabile con un partner di altra nazionalità, il 27% ha incontrato il proprio compagno durante l’esperienza in un altro paese e poi, dal 1987, secondo i dati, sono nati circa un milione di bambini figli di coppie Erasmus.

     

    Share this article on:

      Giovani Giornalisti

      Twitter: @GGiornalisti

      Latest posts by Giovani Giornalisti (see all)