Last week it was my privilege to meet Pope Francis for the third time. I first met him after his installation. This past summer, at his invitation, I visited him in his home for a three-hour private, non-scripted conversation. Last Thursday I led a 24-person delegation of leaders from the World Evangelical Alliance for an historic official meeting.
During each encounter I recognised his warmth, authenticity, sense of humour and depth of spirituality. This only confirmed what I was told by our Evangelical colleagues from Argentina who know Pope Francis well from the time when he was still Cardinal Bergoglio.
The theme of our engagement was a “new era in Evangelical Catholic relations”. Some have wondered if I was making some sort of predictive announcement about this new relationship. The truth of the matter is that I was simply stating a picture of the reality around most of the world. While there are some ongoing tensions, this new era is an acknowledgement that there are many localised partnerships between Catholics and Evangelicals, which are developing into large-scale collaborations in response to tragic social problems.
For example, we know that in many cities around the world, Evangelical and Roman Catholic Christians are cooperating to respond to human trafficking, while at the same time Evangelical and Catholic scholars and activists have begun collaborating to analyse and respond to the terrible problems of religious persecution. We know that Evangelicals and Catholics have worked together for many years in numerous crisis pregnancy centres, we have made joint representations to governments and legal bodies on issues of shared concern, and around the globe we serve together as witnesses for the fullness of life offered to us freely by Jesus.
We now have the opportunity to develop these wonderful initiatives into something larger, increasing both the range of social problems to which we respond, and our level of joint global response. For example, we are terribly worried (and know we must take further action) about the many refugees from the fighting in Iraq and Syria, many of whom are praying to our Heavenly Father for help. We have to be the giving hands of Jesus together. The recently launched “Cradle of Christianity Initiative” is one joint expression through which we can share our concern for those who are facing great peril. At the same time, Christians have to work together on the frightening issue of nuclear weapons before another Cold War brings humanity to the brink of disaster.
During my speech I proposed a new level and quality of public discussion of our core beliefs, including both areas where we agree and areas where we have differences, so that together we might be enabled by the Spirit to find ways to share the love, peace and justice that we have in Jesus with a world suffering from hatred and wars. This proposal was warmly received by Pope Francis and the Pontifical Council for Promoting Christian Unity.
In all the 160 years of history of the World Evangelical Alliance there had never been such a meeting like was held last week. History will determine the impact of such a gathering. But I am hopeful.
(source: The Tablet, 13 November 2014 )
La settimana scorsa ho avuto il privilegio di incontrare papa Francesco per la terza volta. L’avevo incontrato la prima volta dopo la sua intronizzazione. La scorsa estate, su suo invito, sono andato a trovarlo a casa sua, per tre ore di conversazione privata, non registrata. Giovedì scorso ho guidato una delegazione di 24 persone dell’Alleanza evangelica mondiale per un incontro ufficiale storico.
In ogni incontro ho potuto notare il suo calore, la sua autenticità, il suo senso dell’umorismo e la profondità della sua spiritualità. Questo ha solo confermato ciò che mi era stato detto dai nostri colleghi evangelicali argentini, che conoscono PAPA Francesco dal tempo in cui era ancora il cardinale Bergoglio.
Il tema del nostro incontro era “una nuova era nelle relazioni tra evangelicali e cattolici”. Alcuni si sono chiesti se avrei fatto una sorta di annuncio preveggente riguardo questo nuovo rapporto. In verità, stavo semplicemente offrendo un quadro della realtà nella maggior parte del mondo. Se per un verso ci sono alcune tensioni, questa nuova era è un riconoscimento del fatto che ci sono molte collaborazioni a livello locale tra cattolici ed evangelicali, che si stanno sviluppando su larga scala, in risposta ai tragici problemi sociali.
Ad esempio, sappiamo che in molte città in tutto il mondo, evangelicali e cattolici cooperano per rispondere al traffico di esseri umani, mentre allo stesso tempo accademici e attivisti evangelicali e cattolici hanno iniziato a collaborare per analizzare e rispondere ai terribili problemi delle persecuzioni religiose. Sappiamo che evangelicali e cattolici da molti anni lavorano insieme in numerosi centri di appoggio alle gravidanze, ci siamo espressi insieme di fronte a governi e autorità su questioni d’interesse comune e in tutto il mondo lavoriamo insieme come testimoni per la pienezza di vita che nella libertà ci viene offerta da Gesù.
Ora abbiamo l’opportunità di sviluppare queste meravigliose iniziative in qualcosa di più grande, aumentando sia la gamma di problemi sociali a cui rispondiamo, sia il nostro livello di risposta globale comune. Ad esempio, siamo estremamente preoccupati (e sappiamo che dobbiamo avviare altre iniziative) per i molti profughi dei combattimenti in Iraq e in Siria, molti dei quali stanno pregando il nostro Padre celeste per chiedere aiuto. Insieme dobbiamo essere le mani di Gesù che donano. Di recente abbiamo lanciato l’iniziativa “la culla del cristianesimo”, espressione comune attraverso la quale possiamo condividere la nostra preoccupazione per coloro che si trovano ad affrontare grandi pericoli. Allo stesso tempo, i cristiani devono lavorare insieme sulla questione spaventosa delle armi nucleari prima che un’altra guerra fredda porti l’umanità sull’orlo del disastro.
Nel mio intervento ho proposto un nuovo livello e una nuova qualità di discussione pubblica sulle nostre convinzioni di base, sia sulle questioni su cui siamo d’accordo, sia su quelle rispetto alle quali abbiamo differenze, in modo che lo Spirito ci renda capaci insieme di trovare modi per condividere l’amore, la pace e la giustizia che abbiamo in Gesù, con un mondo che soffre per l’odio e le guerre. Questa proposta è stata accolta con calore da Papa Francesco e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
In tutti i 160 anni di storia dell’Alleanza evangelica mondiale non c’è mai stato un incontro come quello che si è svolto la scorsa settimana. La storia determinerà l’importanza di un tale incontro. Ma io sono fiducioso.
(fonte: The Tablet, 13 novembre 2014; traduzione italiana a cura di Eurcom)
Geoff Tunnicliffe
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