Share this article on:

    Statement of the Co-ordination of Bishops’ Conferences in support of the Church in the Holy Land, 15 January 2015

    We came to pray with and support the Christian community and to promote peace and human dignity in this divided land.

    We witnessed the tragic consequences of the failure of both local and international politicians to advance peace. Human dignity is given by God and is absolute. The ongoing conflict assaults the dignity of both Palestinians and Israelis, but in a particular way our commitment to the poor calls us to lift up the suffering people in Gaza. A year ago, we called Gaza “a man-made disaster, a shocking scandal, an injustice that cries out to the human community for a resolution.” In the wake of the terrible destruction caused by last year’s war, our presence reminded the small Christian community that they are not forgotten.

    Many tens of thousands of families in Gaza lack adequate shelter. In the latest freezing weather, at least two infants died of exposure. The continuing blockade dramatically impedes rebuilding and contributes to desperation that undermines Israelis’ legitimate hope for security. It also creates intolerable levels of unemployment and pushes ordinary people into deeper poverty.

    Despite the devastation, the appalling scenes of destruction we saw, and the fears of another war we heard, hope is alive in Gaza. We saw families resolutely rebuilding their lives. We witnessed a small Christian community that has enormous faith. We admired the tenacity of many volunteers. We visited Holy Family School where Muslims and Christians study and play together in harmony. We met with the Holy Rosary Sisters, who true to their co-foundress Marie-Alphonsine, to be canonized a saint this year by Pope Francis, exercise a prophetic ministry of education. We celebrated Mass with the Sisters of the Bethlehem Carmel. Their foundress Mariam Baouardy, another Palestinian whose life testifies to the holiness that still emanates from this Land, also will be canonized.

    Political leaders must defend the human dignity of the people in Gaza. One student poignantly told us that he received an email during the war asking if he needed food or clothing or shelter. Without bitterness, he replied that what he needed was dignity. People of good will on both sides of the conflict want the same thing, a dignified life worthy of the human person.

    In the coming months we will continue to oppose the building of the proposed wall in the Cremisan Valley. It would result in the loss of the lands and livelihoods of many Christian families. This situation is tragically a microcosm of the reality of the land issue. We will also continue to oppose expansion of the settlement program, illegal under international law, which we witnessed acutely in Hebron. Its impact on the freedom of movement of Palestinians and the confiscation of lands is simply unjust.

    After the failed negotiations and ensuing violence of 2014, we urge public officials to be creative, to take new approaches, to build bridges, not walls. We must humanize the conflict by fostering more interaction between Israelis and Palestinians. Peace will only come when all parties respect the fact that the Holy Land is sacred to three faiths and home to two peoples.

    Aware that this year we walk in the footsteps of Pope Francis, we take to heart his recent statement to the Diplomatic Corps: “My thoughts turn above all to the Middle East, beginning with the beloved land of Jesus which I had the joy of visiting last May, and for whose peace we constantly pray. We did this with extraordinary intensity, together with the then President of Israel, Shimon Peres, and the President of Palestine, Mahmoud Abbas, inspired by a confident hope that negotiations between the two parties will once more resume, for the sake of ending violence and reaching a solution which can enable Palestinians and Israelis alike to live at last in peace within clearly established and internationally recognized borders, thus implementing the ‘two state solution’.”

    The path to peace demands respect for the human rights of both Israelis and Palestinians. Our prayer nurtures the hope that makes peace possible. We call on all Christians to pray for the Jews, Christians and Muslims of this Land we call Holy.

    Bishop Stephen Ackermann, Germany
    Archbishop Stephen Brislin, South Africa
    Bishop Raymond Browne, Ireland
    Bishop Peter Bürcher, Denmark, Finland, Iceland, Norway, Sweden
    Bishop Oscar Cantú, United States of America
    Bishop Christopher Chessun, Church of England
    Bishop Michel Dubost, France
    Archbishop Riccardo Fontana, Italy
    Bishop Lionel Gendron, Canada
    Bishop Felix Gmur, Switzerland
    Archbishop Patrick Kelly, England and Wales
    Bishop William Kenney, England and Wales, COMECE
    Bishop Declan Lang, England and Wales
    Bishop Kieran O’Reilly, Ireland
    Bishop Thomas Maria Renz, Germany
    Archbishop Joan Enric Vives, Spain

     

    Since 1998, the Co-ordination of Episcopal Conferences in Support of the Church of the Holy Land has met at the invitation of the Assembly of Catholic Ordinaries of the Holy Land. Expressly mandated by the Holy See, the Holy Land Co-ordination meets every January in the Holy Land, focusing on prayer, pilgrimage and persuasion with the aim of acting in solidarity with the Christian community as it experiences intense political and social-economic pressure.

    Dichiarazione del Coordinamento delle Conferenze episcopali a sostegno della Chiesa in Terra Santa, 15 gennaio 2015

    Siamo venuti per pregare e dare sostegno alla comunità cristiana, per promuovere la pace e la dignità umana in questa terra divisa.

    Abbiamo visto le conseguenze tragiche del fallimento dei politici nazionali e internazionali per conseguire la pace. La dignità umana è data da Dio ed è assoluta. Il conflitto in corso minaccia la dignità dei palestinesi e degli israeliani, ma in modo particolare il nostro impegno per i poveri ci chiama a sostenere le persone sofferenti di Gaza. Un anno fa, abbiamo definito Gaza “un disastro causato dall’uomo, uno scandalo scioccante, un’ingiustizia che invoca dalla comunità umana una soluzione”. Sulla scia della terribile distruzione causata dalla guerra dello scorso anno, la nostra presenza ha ricordato alla piccola comunità cristiana che non è stata dimenticata.

    Decine di migliaia di famiglie di Gaza non hanno un alloggio adeguato. In questo ultimo periodo di freddo gelido, almeno due bambini sono morti per ipotermia. Il blocco continuo impedisce drammaticamente la ricostruzione e contribuisce alla disperazione che mina la legittima speranza degli israeliani per la sicurezza. Ma crea, anche, livelli intollerabili di disoccupazione e spinge la gente comune verso la povertà più estrema.

    Nonostante la devastazione, le terrificanti scene di distruzione cui abbiamo assistito, e le paure di un’altra guerra che abbiamo ascoltato, la speranza è viva in Gaza. Abbiamo visto famiglie ricostruire con caparbietà le proprie vite. Abbiamo visto una piccola comunità cristiana con un’enorme fede. Abbiamo ammirato la tenacia di molti volontari. Abbiamo visitato la scuola “Sacra Famiglia” dove musulmani e cristiani studiano e giocano insieme in armonia. Abbiamo incontrato le suore del Santo Rosario, che fedeli alla loro co-fondatrice Marie-Alphonsine, che sarà canonizzata quest’anno da Papa Francesco, esercitano un ministero profetico di educazione. Abbiamo celebrato la messa con le Suore del Carmelo di Betlemme. La loro fondatrice Mariam Baouardy, un’altra palestinese la cui vita testimonia la santità che emana ancora da questa Terra, sarà anch’essa canonizzata.

    I leader politici devono difendere la dignità umana della popolazione di Gaza. Uno studente ci ha detto, in maniera pungente, di aver ricevuto una e-mail durante la guerra chiedendo se avesse bisogno di cibo, vestiti o riparo. Senza amarezza, ha risposto che ciò di cui aveva bisogno era la dignità. Le persone di buona volontà di entrambe le parti in conflitto vogliono la stessa cosa, una vita degna della persona umana.

    Nei prossimi mesi continueremo a opporci alla costruzione del muro previsto nella valle di Cremisan. Esso comporterebbe la perdita delle terre e dei mezzi di sussistenza di molte famiglie cristiane. Questa situazione è tragicamente un microcosmo della realtà del tema della terra. Continueremo anche a contrastare l’espansione del programma d’insediamento, illegale secondo il diritto internazionale, di cui siamo stati testimoni diretti in Hebron. Il suo impatto sulla libertà di movimento dei palestinesi e sulla confisca delle terre è semplicemente ingiusto.

    Dopo il fallimento dei negoziati e la conseguente violenza del 2014, invitiamo con urgenza i funzionari pubblici ad essere creativi, ad avere nuovi approcci, per costruire ponti, non muri. Dobbiamo umanizzare il conflitto favorendo una maggiore interazione tra israeliani e palestinesi. La pace si realizzerà solo quando tutte le parti rispetteranno il fatto che la Terra Santa è sacra per tre religioni e casa di due popoli.

    Consapevoli che quest’anno abbiamo camminato sulle orme di Papa Francesco, prendiamo a cuore la sua recente dichiarazione al Corpo Diplomatico: “Il mio pensiero va soprattutto al Medio Oriente, a partire dall’amata terra di Gesù, che ho avuto la gioia di visitare nel maggio scorso e per la quale non ci stancheremo mai di invocare la pace. Lo abbiamo fatto, con straordinaria intensità, insieme all’allora Presidente israeliano, Shimon Peres, e al Presidente palestinese, Mahmud Abbas, animati dalla fiduciosa speranza che possa riprendere il negoziato fra le due Parti, inteso a far cessare le violenze e a giungere ad una soluzione che permetta tanto al popolo palestinese che a quello israeliano di vivere finalmente in pace, entro confini chiaramente stabiliti e riconosciuti internazionalmente, così che “la soluzione di due Stati” diventi effettiva”.

    La via della pace esige il rispetto dei diritti umani di israeliani e palestinesi. La nostra preghiera alimenta la speranza che rende possibile la pace. Facciamo appello a tutti i cristiani a pregare per gli ebrei, i cristiani e i musulmani di questa Terra che chiamiamo Santa.

    Vescovo Stephen Ackermann, Germania
    Arcivescovo Stephen Brislin, Sud Africa
    Vescovo Raymond Browne, Irlanda
    Vescovo Peter Bürcher, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia
    Vescovo Oscar Cantú, Stati Uniti d’America
    Vescovo Christopher Chessun, Chiesa d’Inghilterra
    Vescovo Michel Dubost, Francia
    Arcivescovo Riccardo Fontana, Italia
    Vescovo Lionel Gendron, Canada
    Vescovo Felix Gmur, Svizzera
    Arcivescovo Patrick Kelly, Inghilterra e Galles
    Vescovo William Kenney, Inghilterra e Galles, COMECE
    Vescovo Declan Lang, Inghilterra e Galles
    Vescovo Kieran O’Reilly, Irlanda
    Vescovo Thomas Maria Renz, Germania
    Arcivescovo Joan Enric Vives, Spagna

     

    Dal 1998, il Coordinamento delle Conferenze episcopali a sostegno della Chiesa di Terra Santa si è incontrato su invito dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa. Espressamente incaricato dalla Santa Sede, il Coordinamento della Terra Santa si riunisce ogni anno a gennaio in Terra Santa, focalizzandosi sulla preghiera, il pellegrinaggio e la persuasione, con l’obiettivo di agire in solidarietà con la comunità cristiana in quanto sperimenta forti pressioni politiche e socio-economiche.


    Dignité humaine comme fondement de paix

    Déclaration de la Coordination des Conférences épiscopales pour le soutien de l’Eglise en Terre Sainte, 15 janvier 2015

    Nous sommes venus pour prier et pour offrir notre soutien à la communauté Chrétienne, pour promouvoir la paix et la dignité humaine dans cette terre divisée.

    Nous avons constaté les conséquences tragiques de l’échec des hommes politiques nationaux et internationaux pour atteindre la paix. La dignité humaine, donnée par Dieu, est un absolu. Le conflit en cours porte atteinte à la dignité des palestiniens et des israéliens, mais notre engagement pour les pauvres nous pousse à soutenir surtout les personnes souffrantes de Gaza. Il y a un an, nous avons décrit Gaza comme étant « un désastre causé par l’homme, un scandale bouleversant, une injustice qui exige une solution de la part de la communauté humaine». Après la terrible destruction causée par la guerre de l’an dernier, notre présence a rappelé à la petite communauté chrétienne qu’elle n’a pas été oubliée.

    Des dizaines de milliers de familles de Gaza ne disposent pas même d’un logement décent. Dans cette période de froid glacial, au moins deux enfants sont morts par hypothermie. La poursuite du blocus est un obstacle terrible à la reconstruction et alimente le désespoir qui mine l’aspiration légitime des israéliens de vivre en sécurité. Mais il crée également des niveaux intolérables de chômage et beaucoup de gens glissent vers la pauvreté la plus extrême.

    Malgré la dévastation, les scènes terribles de destruction auxquelles nous avons assisté et la peur d’une autre guerre qui nous a été exprimée, l’espérance existe encore et toujours à Gaza. Nous avons vu des familles reconstruire avec obstination leur vie. Nous avons vu une petite communauté chrétienne faire preuve d’une foi immense. Nous avons admiré la ténacité de nombreux volontaires. Nous avons visité l’école « Sainte famille » où musulmans et chrétiens étudient et jouent ensemble en harmonie. Nous avons rencontré les Sœurs du Saint Rosaire qui, fidèles à leur cofondatrice Marie-Alphonsine qui sera canonisée cette année par le Pape François, exercent un ministère prophétique d’éducation. Nous avons célébré la Messe avec les Sœurs du Carmel de Bethléem. Leur fondatrice Mariam Baouardy, une autre palestinienne dont la vie témoigne la sainteté qui jaillit encore de cette Terre sera, elle aussi, canonisée.

    Les leaders politiques doivent défendre la dignité humaine de la population de Gaza. Un étudiant nous a dit, d’une manière poignante, qu’il avait reçu un e-mail pendant la guerre dans lequel on lui demandait s’il avait besoin de nourriture, de vêtements ou d’un logement. Sans amertume, il a répondu qu’il avait besoin de dignité. Les personnes de bonne volonté des deux parties en conflit veulent la même chose : une vie digne de la personne humaine.

    Dans les mois à venir, nous continuerons à nous opposer à la construction du mur prévu dans la vallée de Cremisan. Cette construction signifierait la perte des terres et des moyens de subsistance pour beaucoup de familles chrétiennes. Cette situation représente tragiquement un symbole de la réalité du problème de la terre. Nous continuerons également à contrecarrer l’expansion du programme d’établissement, illégal selon le droit international, dont nous avons été témoins directs à Hébron. Son impact sur la liberté de mouvement des palestiniens et sur la confiscation des terres est simplement injuste.

    Après l’échec des négociations et la violence qui s’en est suivie en 2014, nous invitons fortement les autorités publiques à faire preuve de créativité, à adopter de nouvelles approches pour construire des ponts et non pas des murs. Il est nécessaire d’humaniser le conflit en favorisant une plus grande interaction entre israéliens et palestiniens. La paix deviendra une réalité seulement lorsque toutes les parties respecteront le fait que la Terre Sainte est sacrée pour trois religions et qu’elle est la demeure de deux peuples.

    Conscients du fait que cette année nous avons suivi les traces du Pape François, nous désirons relancer sa dernière déclaration au Corps Diplomatique: “Ma pensée va surtout au Moyen Orient, en commençant par la terre bien-aimée de Jésus, que j’ai eu la joie de visiter en mai dernier et pour laquelle nous ne nous lasserons jamais d’invoquer la paix. Nous l’avons fait, avec une intensité extraordinaire, avec le Président israélien d’alors, Shimon Peres, et le Président palestinien, Mahmud Abbas, animés de l’espérance confiante que les négociations entre les deux parties puissent reprendre, dans le but de faire cesser les violences et d’arriver à une solution qui permette, tant au peuple palestinien qu’au peuple israélien, de vivre enfin en paix, dans des frontières clairement établies et reconnues internationalement, de sorte que la « solution de deux États » devienne effective”.

    Le chemin de la paix exige le respect des droits de l’homme pour les israéliens et les palestiniens. Notre prière alimente l’espérance qui fait que la paix soit possible. Nous faisons appel à tous les chrétiens pour qu’il prient pour les juifs, pour les chrétiens et pour les musulmans de cette Terre que nous appelons Sainte.

    Evêque Stephen Ackermann, Allemagne
    Archevêque Stephen Brislin, Afrique du Sud
    Evêque Raymond Browne, Irlande
    Evêque Peter Bürcher, Danmark, Finlande, Islande, Norvège, Suède
    Evêque Oscar Cantú, Etats Unis d’Amérique
    Evêque Christopher Chessun, Eglise d’Angleterre
    Evêque Michel Dubost, France
    Archevêque Riccardo Fontana, Italie
    Evêque Lionel Gendron, Canada
    Evêque Felix Gmur, Suisse
    Archevêque Patrick Kelly, Angleterre et Pays de Galles
    Evêque William Kenney, Angleterre et Pays de Galles, COMECE
    Evêque Declan Lang, Angleterre et Pays de Galles
    Evêque Kieran O’Reilly, Irlande
    Evêque Thomas Maria Renz, Allemagne
    Archevêque Joan Enric Vives, Espagne

     

    Depuis 1998, la Coordination des Conférences épiscopales visant à soutenir l’Eglise de Terre Sainte se réunit, à l’invitation de l’Assemblée des Ordinaires Catholiques de Terre Sainte. Spécifiquement chargée par le Saint-Siège, la Coordination de Terre Sainte se réunit chaque année, au mois de janvier, en Terre Sainte et se concentre sur la prière, le pèlerinage et la persuasion, dans le but d’agir en solidarité avec la communauté chrétienne qui fait l’expérience de pressions politiques et socio-économiques d’envergure.


    Menschenwürde als Grundlage für den Frieden

    Stellungnahme der Internationalen Heilig-Land-Koordinationder Bischofskonferenzen zur Solidarität mit den Christen im Heiligen Land, 15. Januar 2015

    Wir waren im Heiligen Land, um mit der christlichen Gemeinde zu beten und sie zu unterstützen und um den Frieden und die Menschenwürde in diesem geteilten Land zu fördern.

    Wir wurden Zeugen der tragischen Konsequenzen des Scheiterns der örtlichen und internationalen Politik bei dem Versuch, den Friedensprozess voranzubringen. Die Menschenwürde ist von Gott gegeben und sie ist absolut. Der bestehende Konflikt verletzt die Würde von Palästinensern und Israelis, aber unser Einsatz für die Armen ruft uns in besonderer Weise dazu auf, das leidende Volk in Gaza zu unterstützen. Vor einem Jahr nannten wir Gaza „ein von Menschen verursachtes Desaster, ein schockierender Skandal, eine Ungerechtigkeit, die nach einer Lösung durch die internationale Gemeinschaft schreit”. Angesichts der schrecklichen Zerstörung, die eine Folge des Krieges im letzten Jahr war, erinnerte unsere Anwesenheit die kleine christliche Gemeinde daran, dass ihre Mitglieder nicht in Vergessenheit geraten sind.

    Zehntausende Menschen im Gazastreifen haben keine angemessene Unterkunft. Im letzten eiskalten Winter starben mindestens zwei Kinder durch Erfrieren. Die andauernde Blockade verhindert auf dramatische Weise den Wiederaufbau und trägt zu einer Verzweiflung bei, die Israels legitime Hoffnung auf Sicherheit untergräbt. Sie schafft auch ein unerträgliches Maß an Arbeitslosigkeit und treibt die Menschen immer tiefer in die Armut.

    Trotz der Verwüstung und der schrecklichen Schauplätze der Zerstörung, die wir sahen, und der Angst vor einem weiteren Krieg, die geäußert wurde, ist die Hoffnung in Gaza immer noch lebendig. Wir konnten Familien sehen, die ihr Leben ganz entschlossen wieder aufbauten. Außerdem wurden wir Zeugen des starken Glaubens einer kleinen christlichen Gemeinde. Wir bewunderten das Durchhaltevermögen vieler Freiwilliger. Wir besuchten die Schule der Heiligen Familie (Holy Family School), wo muslimische und christliche Kinder in Eintracht miteinander lernen und spielen. Wir trafen die Rosenkranzschwestern, die getreu ihrer Mitbegründerin Marie-Alphonsine, die in diesem Jahr von Papst Franziskus heiliggesprochen wird, ein prophetisches Erziehungsamt ausüben. Wir feierten die heilige Messe mit den Karmelitinnen in Bethlehem. Deren Gründerin Mariam Baouardy, eine weitere Palästinenserin, deren Leben etwas von der Heiligkeit bezeugt, die immer noch von diesem Land ausgeht, wird auch heiliggesprochen werden.

    Politische Führer müssen die Würde der Menschen in Gaza verteidigen. Ein Student berichtete uns, dass er während des Krieges eine E-Mail erhalten habe, in der er gefragt wurde, ob er Nahrung, Kleidung oder eine Unterkunft benötigte. Ohne Bitterkeit antwortete er, dass das, was er brauche, Würde sei. Alle Menschen guten Willens auf beiden Seiten des Konfliktes möchten das Gleiche: ein menschenwürdiges Leben.

    In den kommenden Monaten werden wir uns weiterhin gegen den Bau der Mauer im Cremisan-Tal aussprechen, denn diese Mauer würde zum Verlust von Land und Lebensunterhalt vieler christlicher Familien führen. Tragischerweise stellt diese Situation einen Mikrokosmos der Landfrage dar. Weiterhin werden wir uns gegen die Ausweitung des Siedlungsprogramms aussprechen, das nach internationalem Recht illegal ist, und dessen Zeugen wir gerade in Hebron wurden. Seine Auswirkungen auf die Bewegungsfreiheit der Palästinenser und die Konfiszierung von Land sind einfach ungerecht.

    Nach den gescheiterten Verhandlungen und den darauf folgenden Gewalttaten im Jahr 2014, fordern wir öffentliche Amtsträger dazu auf, kreativ zu sein, neue Wege zu gehen, und Brücken statt Mauern zu bauen. Wir müssen den Konflikt menschlicher gestalten, indem wir mehr Interaktion zwischen Israelis und Palästinensern fördern. Friede kann nur dann geschaffen werden, wenn alle Parteien anerkennen, dass das Heilige Land für drei Glaubensrichtungen heilig ist und eine Heimat für zwei Völker bietet.

    Im Bewusstsein, dass wir in diesem Jahr auf den Spuren von Papst Franziskus wandeln, möchten wir uns seine jüngste Ansprache an das Diplomatische Korps zu Herzen nehmen: „Vor allem denke ich an den Nahen Osten, angefangen beim ehrwürdigen Land Jesu. Ich hatte die Freude, es im vergangenen Mai besuchen zu können. Wir werden nie müde werden, um Frieden für dieses Land zu bitten. Dies haben wir außerordentlich eindringlich zusammen mit dem damaligen israelischen Präsidenten Shimon Peres und dem palästinensischen Präsidenten Mahmud Abbas getan. Dabei trug uns die vertrauensvolle Hoffnung, dass die Verhandlungen zwischen den beiden Parteien dahingehend wieder aufgenommen werden können, um die Gewalt zu beenden und zu einer Lösung zu gelangen, die es sowohl dem palästinensischem als auch dem israelischen Volk möglich macht, endlich in Frieden zu leben – innerhalb klar festgelegter und international anerkannter Grenzen, so dass eine „Zwei-Staaten-Lösung” tatsächlich Wirklichkeit wird.”

    Der Weg zum Frieden verlangt Respekt für die Menschenrechte von Israelis und Palästinensern. Unser Gebet nährt die Hoffnung, die den Frieden möglich macht. Wir bitten alle Christen für die Juden, Christen und Muslime in dem Land zu beten, das wir heilig nennen.

    Bischof Dr. Stephan Ackermann (Trier, Deutschland)
    Erzbischof Stephen Brislin (Kapstadt, Südafrika)
    Bischof Raymond Browne (Kerry, Irland)
    Bischof Pierre Bürcher (Reykjavik, Island)
    Bischof Oscar Cantu (La Cruces, USA)
    Bischof Michel Dubost (Evry, Frankreich)
    Erzbischof Riccardo Fontana (Arezzo-Cortona-San Sepolcro, Italien)
    Bischof Lionel Gendron (Saint Jean, Kanada)
    Bischof Dr. Felix Gmür (Basel, Schweiz)
    Erzbischof em. Patrick Kelly (Liverpool, Großbritannien)
    Weihbischof William Kenney (Birmingham, Großbritannien)
    Bischof Declan Lang (Clifton, Großbritannien)
    Bischof Kieran O’Reilly (Killaloe, Irland)
    Weihbischof Thomas Maria Renz (Rottenburg-Stuttgart, Deutschland)
    Erzbischof Joan Enric Vives (Urgell, Spanien)
    Bischof Christopher Chessun (London, Church of England)


    La dignidad humana como fundamento de la paz

    Declaración de la Coordinadora de las Conferencias Episcopalescen apoyo de la Iglesia en Tierra Santa, 15 de enero de 2015

    Hemos venido a rezar y apoyar a la comunidad cristiana, para promover la paz y la dignidad humana en esta tierra dividida.

    Hemos visto las trágicas consecuencias del fracaso de la política nacional e internacional para lograr la paz. La dignidad humana viene dada por Dios y es absoluta. El actual conflicto amenaza la dignidad de los Palestinos y de los Israelíes, pero sobre todo nuestro compromiso con los pobres nos urge a apoyar a las personas que sufren en Gaza. Hace un año, definimos la situación de Gaza como “un desastre realizado por el hombre, un escándalo desconcertante, una injusticia que pide a la humanidad una solución”. A raíz de la terrible destrucción causada por la guerra del pasado año, nuestra presencia recordó a la pequeña comunidad cristiana de Gaza que no ha sido olvidada.

    Decenas de miles de familias de Gaza no tienen una vivienda adecuada. En este último período de frío polar, al menos dos niños murieron de hipotermia. El bloqueo continuo impide la reconstrucción y contribuye dramáticamente a la desesperación que mina la legítima esperanza de los Israelíes por su seguridad. Pero también crea niveles intolerables de desempleo y empuja a las personas sencillas hacia la pobreza más extrema.

    A pesar de la devastación, las aterradoras escenas de destrucción que hemos visto, y los temores de otra guerra que hemos podido escuchar, la esperanza está viva en Gaza. Hemos visto familias que recontruyen sus vidas con determinación. Hemos visto una pequeña comunidad cristiana con una fe enorme. Hemos admirado la tenacidad de muchos voluntarios. Hemos visitado la escuela “Sagrada Familia”, donde Musulmanes y Cristianos estudian y juegan juntos en armonía. Nos hemos reunido con las Hermanas del Santo Rosario, que fieles a su cofundadora la beata Marie-Alphonsine, que este año será canonizada por el Papa Francisco, realizan un ministerio profético de educación. Hemos celebrado la misa con las Hermanas Carmelitas del Carmelo de Belén. Su fundadora la beata Mariam Baouardy, es otra cristiana Palestina cuya vida da testimonio de la santidad que aún emana de esta tierra, y también ella será canonizada.

    Los líderes políticos deben defender la dignidad humana de la población de Gaza. Un estudiante nos dijo, de modo punzante, que había recibido un e-mail durante la guerra en el que le preguntaban si necesitaba comida, ropa o vivienda. Sin amargura, respondió que lo que necesitaba era dignidad. Las personas de buena voluntad de ambas partes del conflicto quieren lo mismo, una vida digna de la persona humana.

    En los próximos meses vamos a seguir oponiéndonos al proyecto de la construcción del muro en el valle de Cremisán, ya que esto significaría la pérdida de las tierras y del sustento de muchas familias cristianas. Esta situación es trágicamente un microcosmos respecto a la cuestión de la tierra. Seguiremos también oponiéndonos a la expansión del programa de los asentamientos, ilegales según el derecho internacional, de la que hemos sido testigos directos en Hebrón. Su impacto en la libertad de circulación de los Palestinos y en la confiscación de tierras es simplemente injusto.

    Tras el fracaso de las negociaciones y la consiguiente violencia del 2014, invitamos urgentemente a los poderes públicos a ser creativos, a encontrar nuevos enfoques, para construir puentes, no muros. Tenemos que humanizar el conflicto favoreciendo una mayor interacción entre Israelíes y Palestinos. La paz sólo llegará cuando todas las partes respeten el hecho de que la Tierra Santa es sagrada para las tres religiones y es el hogar de dos pueblos.

    Conscientes de que este año hemos caminado siguiendo las huellas del Papa Francisco, hacemos nuestra su reciente Discurso realizado ante el Cuerpo Diplomático:

    «Mi pensamiento se dirige, sobre todo, a Oriente Medio, comenzando por la amada tierra de Jesús, que he tenido la alegría de visitar el pasado mes de mayo y a la que no nos cansaremos nunca de desear la paz. Así lo hicimos, con extraordinaria intensidad, junto al entonces Presidente israelí, Shimon Peres, y al Presidente palestino, Mahmud Abbas, con la esperanza firme de que se puedan retomar las negociaciones entre las dos partes, para que cese la violencia y se alcance una solución que permita, tanto al pueblo Palestino como al Israelí, vivir finalmente en paz, dentro de unas fronteras claramente establecidas y reconocidas internacionalmente, de modo que “la solución de dos Estados” se haga efectiva. »

    El camino de la paz exige el respeto de los derechos humanos de Israelíes y Palestinos. Nuestra oración alimenta la esperanza que hace posible la paz. Pedimos a todos los cristianos que recen por los Judíos, los Cristianos y los Musulmanes de esta tierra que llamamos Santa.

    Obispo Stephen Ackermann, Alemania
    Arzobispo Stephen Brislin, Sudáfrica
    Obispo Raymond Browne, Irlanda
    Obispo Peter Bürcher, Dinamarca, Finlandia, Islandia, Noruega, Suecia
    Obispo Oscar Cantú, EE.UU.
    Obispo Christopher Chessun, Iglesia de Inglaterra
    Obispo Michel Dubost, Francia
    Arzobispo Riccardo Fontana, Italia
    Obispo Lionel Gendron, Canadá
    Obispo Felix Gmur, Suiza
    Arzobispo Patrick Kelly, Inglaterra y Gales
    Obispo William Kenney, Inglaterra y Gales, COMECE
    Obispo Declan Lang, Inglaterra y Gales
    Obispo Kieran O’Reilly, Irlanda
    Obispo Thomas Maria Renz, Alemania
    Arzobispo Joan-Enric Vives, España

     

    Desde 1998, la Coordinadora de las Conferencias Episcopales en apoyo de la Iglesia en Tierra Santa se viene reuniendo por invitación de la Asamblea de Ordinarios Católicos en Tierra Santa. Por un mandato expreso de la Santa Sede, la Coordinadora de Tierra Santa se reúne cada mes de enero en Tierra Santa, concentrándose en la oración, la peregrinación y la persuasión, con el objetivo de actuar en solidaridad con la comunidad cristiana, ya que ésta experimenta fuertes presiones políticas y socioeconómicas.

    Share this article on: