“A true master” who has traced the road for the present and future of our academic community. This is the definition given by Cardinal Angelo Scola, Archbishop of Milan and Grand Chancellor of the University of Northern Italy’s School of Theology, to describe Johannis Zizioulas, Metropolitan of Pergamum, when the Orthodox scholar was awarded an honorary degree by the same university on January 24. According to Prof. Father Antonio Zani, who delivered the Laudatio, Metropolitan Johannis is a distinguished scholar in Orthodox theological thinking and “an outstanding figure in the ecumenical movement”, who has been able to provide “new theological insights” and “recover Orthodoxy’s peculiar character compared to the rest of Christianity”, in “a spirit of dialogue with Christianity”.
Prof. Zani went through the Metropolitan’s life, starting from its beginnings in 1931 in Greek Macedonia, describing his brilliant academic career and intense ecumenical commitment. Father Zani also added that, as co-chair of the joint commission for dialogue between the Roman Catholic and Orthodox Churches, Metropolitan Johannis has provided “a precious contribution towards understanding the Bishop of Rome’s unique role in the communion among Churches”. In the debate on Petrine primacy, the Metropolitan has avoided the historical-canonical approach that has prevailed for a long time in Orthodox ecclesiology, in order to investigate its reasons in theology.
Instead, Metropolitan Johannis’ lectio magistralis focused on the “meaning of the idea of person in Christian theology”, starting from the “shared tradition between East and West” in order to “show that personalism is central to our common Christian faith and can serve as a basis for an existential ecumenism that can make our union relevant for mankind’s fundamental needs”. Shortly before this statement, the Metropolitan asked whether, in our contemporary world, “the human person is given a fundamental existential meaning” or whether it is seen as “a means that can be sacrificed for a higher purpose”.
To explain this point, he referred to Christian martyrs in the Middle East, who embody the ecumenism of martyrdom or, more in general, testify to an “existential” kind of ecumenism. In this case, the dogmatic differences that have separated Christians for centuries “are being replaced by fundamental existential problems that are shared by all human beings, such as freedom and personal dignity, or even life and death”. Going back to the “theological roots of the concept of person” – following a journey that started from the Classical Greek and Roman world through the Church Fathers and Trinitarian theology – Metropolitan Zizioulas ended his talk reminding us that “nowadays human beings are threatened by depersonalizing trends hidden behind human achievements” (technology and scientific progress, economic growth, globalization). He also added that: “Religion seems to depersonalize human beings, by separating faith from love and sacrificing the human person’s uniqueness for religious purposes”. Hence, his urging for a renewed ecumenical commitment: “Those who do not believe in a Trinitarian God cannot believe in the absolute value of the human person for which Christ has died” and therefore “Christian theology’s new task” is “to interpret its doctrines in order to make them existentially relevant to human beings”.
“Vero maestro” che segna la strada per il presente e il futuro della comunità universitaria: così il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano e gran cancelliere della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, ha definito il Metropolita di Pergamo Johannis Zizioulas, lunedì 24 gennaio, in occasione della laurea honoris causa presso la medesima Facoltà. Personaggio di spicco della riflessione teologica ortodossa e “figura più eminente del movimento ecumenico”, secondo il prof. don Antonio Zani che ha tenuto la Laudatio, Zizioulas ha saputo offrire “nuove impostazioni teologiche”e ha saputo “ritrovare la peculiarità dell’ortodossia rispetto al resto della cristianità”, “reinterpretandone con genuinità la teologia, l’ecclesiologia e la spiritualità”, in “spirito dialogico con la cristianità”.
Zani ha ripercorso la vita del Metropolita, cominciata nel 1931 nella Macedonia greca, la brillante carriera accademica e l’intenso percorso ecumenico. Come co-presidente della commissione mista di dialogo tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa, oggi “prezioso è il suo apporto alla comprensione del ruolo singolare del vescovo di Roma nella comunione delle Chiese”, ha ancora sottolineato Zani, perché nel dibattito sul primato petrino evita l’approccio storico-canonico che per lungo tempo ha dominato nell’ecclesiologia ortodossa, ma indaga le ragioni nella teologia.
La lectio magistralis tenuta alla Facoltà dal metropolita Johannis è stata invece incentrata sul “significato dell’idea di persona nella teologia cristiana”, a partire dalla “tradizione comune in Oriente e Occidente”, per “mostrare che il personalismo è centrale alla nostra comune fede cristiana e può servire come fondamento di un ecumenismo esistenziale che può rendere la nostra unità pertinente ai bisogni fondamentali dell’umanità”. Poco prima, infatti, il metropolita aveva posto la domanda se nel mondo contemporaneo si dia “alla persona umana un fondamentale significato esistenziale” o se la si ritenga “un mezzo che può essere sacrificato per un valore più alto”.
Il riferimento più diretto è stato quello ai martiri cristiani nelle zone di guerra in Medio Oriente, che incarnano l’ecumenismo del martirio o più in generale sono testimonianza de quell’ecumenismo “esistenziale”, in cui le differenze dogmatiche che hanno diviso i cristiani per secoli “sono sostituite da problemi esistenziali fondamentali comuni a tutti loro in quanto esseri umani, quali la libertà e la dignità personale, o addirittura la vita e la morte”. E rintracciando le “radici teologiche dell’idea di persona”, in un percorso che ha preso le mosse dal mondo classico greco e romano, attraverso i Padri della Chiesa e la teologia trinitaria, il Metropolita Zizioulas ha concluso il suo intervento richiamando l’attenzione sul fatto che “oggi l’essere umano è minacciato da tendenze depersonalizzanti nascoste dietro i successi umani” (progresso tecnologico e scientifico, la crescita economica, la globalizzazione) e anche “la religione sembra depersonalizzare l’essere umano separando la fede dall’amore e sacrificando l’unicità della persona umana per scopi religiosi”. Di qui un’indicazione per un rinnovato cercare ecumenico: “Quelli di noi che credono in un Dio Trinitario non possono che credere anche nel valore assoluto di ogni persona umana per cui Cristo è morto” e quindi “il nuovo compito della teologia cristiana” sta nell’“interpretare e rendere le sue dottrine esistenzialmente rilevanti per l’essere umano”.
Sarah Numico
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