Share this article on:

    A special plan “for sustainable development and employment, to boost European economy and help creating new jobs”. This is the “new deal” called for by many European federalist movements, trade unions, civil society organizations, mayors of important European cities, and intellectuals by means of the European citizens’ initiative called “New Deal 4 Europe” (www.newdeal4europe.eu). There is widespread awareness that European unification has brought peace and prosperity to an impoverished continent ravaged by two world wars. However, today “the European Union is not up to the challenges it is faced with”, it is still suffering a severe crisis and the Euro “is not yet in a safe condition”. There is a “serious and real” risk that economic policies will be “re-nationalized, a disastrous event for the economy and welfare of every single country of the Union”.

    “We need to think about it in new ways”: this is the challenge which has been launched by the promoters of the campaign, who are calling for “a Europe characterized by social solidarity, sustainable development, and participatory democracy”. In other words, “a big European New Deal to end the crisis and gain new competitiveness”. Not only. We should create “the United States of Europe: not only a common market, but a truly common government with shared responsibilities and powers, so as to be able to speak ‘with a single voice’ to the world”.

    Along the same line of the economic and social reform plan promoted by president Roosevelt after the great depression which began in 1929 in the US, the promoters ask for “a special program of EU public investment for the production and financing of European public goods”, as well as “a special European Solidarity Fund to create new jobs especially for young people”, and an “increase of the internal resources of the European budget through a tax on financial transactions and a carbon tax”.

    The priority is, in fact, a new start up of development, although it should be “a sustainable development – as claimed in the  poster of the campaign – based on the realization of European infrastructures, new technologies, new energy sources, the protection of the environment and cultural heritage, cutting-edge research, advanced education, and professional training”.

    For the initiative to be successful, at least 1 million signatures are to be collected in at least 7 European member States: only in this way it will be possible to request to the European Commission a legislative measure that paves the way to “implement the Plan, put an end to the current crisis, change Europe, and give us hope again”.

    Un piano straordinario “per lo sviluppo sostenibile e l’occupazione, che rilanci l’economia europea e crei nuovi posti di lavoro”. È il “new deal” invocato da numerose realtà di diversi Paesi europei – movimenti federalisti europei, sindacati, organizzazioni della società civile, sindaci d’importanti città europee e intellettuali –, che hanno dato vita all’Iniziativa dei cittadini europei “New deal 4 Europe” (www.newdeal4europe.eu) . Comune è il riconoscimento che l’unificazione europea ha portato pace, democrazia e benessere in un continente impoverito e devastato da due guerre mondiali. Ma oggi “l’Unione europea non sa rispondere alle sfide che la investono”, è tuttora in preda alla crisi e l’Euro “non è ancora al sicuro”, con il “rischio grave e reale” di “una rinazionalizzazione delle politiche economiche, disastrosa per l’economia e per il welfare di ciascuno dei Paesi dell’Unione”.

    “Occorre pensare in termini nuovi”, è la sfida lanciata dai promotori della campagna, che chiedono “un’Europa della solidarietà sociale, dello sviluppo sostenibile, della democrazia partecipativa”.  Insomma, “un grande New Deal europeo per vincere la crisi e riacquistare competitività”. Anzi, di più, bisogna dar vita agli “Stati Uniti d’Europa: non solo un’economia, ma un vero governo comune con responsabilità e poteri condivisi in grado di parlare ‘con una sola voce’ al mondo”.

    Alla stregua del piano di riforme economiche e sociali promosso da Roosevelt all’indomani della grande depressione che aveva colpito gli Usa a partire dal 1929, i promotori chiedono un “programma straordinario d’investimenti pubblici dell’Ue per la produzione e il finanziamento di beni pubblici europei”, un “fondo europeo straordinario di solidarietà per creare nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani”, nonché un “incremento delle risorse proprie del bilancio europeo tramite una tassa sulle transazioni finanziarie e una carbon tax”.

    La priorità è infatti far ripartire lo sviluppo, ma “uno sviluppo sostenibile – riporta il manifesto della campagna –  fondato sulla realizzazione di infrastrutture europee, sulle nuove tecnologie, sulle nuove fonti di energia, sulla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale, sulla ricerca di punta, sull’istruzione avanzata e sulla formazione professionale”.

    Per dare un seguito all’iniziativa occorre raccogliere un milione di firme in almeno sette Paesi europei: solo così si potrà chiedere alla Commissione europea un provvedimento legislativo che “realizzi il Piano, metta fine alla crisi, cambi l’Europa, ci restituisca la speranza”.

    Share this article on: