It’s on line the official bi-lingual (English-Spanish) website www.catholicdays.eu for the second series of European Catholic Social Days (Madrid, Spain, 18-21 September 2014) on the theme “The Christian faith and the future of Europe”. The meeting is promoted by ComECE (the Commission of the Bishops’ Conferences of the European Community) and CCEE (the Council of European Episcopal Conferences), together with the Archdiocese of Madrid. The first “European Catholic Social days”, promoted by Comece, were held in Gdansk from 7 to 9 October 2009. “Eurcom-Journalists for Europe” launches a debate in the light of the September event.
Now that European Parliament elections are over and done with and fears of a major rise of anti-European and populist forces have disappeared – with the related impossibilty for Parliament and other European institutions to function properly – everything seems to be back to “business as usual”. However, these last six years of crisis have deeply changed the face of Europe: exacerbating old and new divisions, obscuring our common goal, making the path towards reforms and change – which have always been the hallmark of the European project – more uncertain. The need for a true turning point, after years of austerity and emergency crisis management – that all parties called for during the election campaign – seems to have been partly overlooked. Apparently, what has prevailed is the consolidation of what has been achieved over the last few years, sometimes with great pain, perhaps with some limited innovation spurts.
Europe has not been completely rejected by its citizens, but is being seen as remote, bureaucratic and sometimes cruel. Yet, what we wrote in the Final Declaration of the first Catholic Social Days for Europe – which took place in Danzig from October 8 to 11, 2009 – still holds true.
“We should not be afraid: solidarity is our common future. European unity was the dream of a few. It has become a hope for many… We must avoid falling prey to dejection or a new nihilism We must trust more in the capacity of every individual to contribute to giving shape to a value-based Europe”.
In this situation, I believe there are 4 fronts where Christians can provide an effective contribution to the European edifice.
- Identifying new and good reasons for hope, which should always come from dialogue and the search for convergence by all men of good will. The usual reference to the founding Fathers will not suffice this time around: we need to go back to an appropriate reading of the principles that are clearly enshrined in art. 3 of the Lisbon Treaty and work towards their regular implementation. Without taking shortcuts and with a bolder and more enterprising vison.
- In these last few years of crisis, a short and narrow sighted approach has prevailed (to deal with emergencies and fix State budgets to prevent the explosion of the financial system). This had to be done, perhaps in a more balanced way. The time has come to promote a longer and broader vision, with adequate development strategies for sustainable and inclusive growth, that need to be implemented energetically, introducing all necessary structural reforms and investments.
- The rule of strengthening the weakest link still applies. In Europe, that is the poor, who now number 4.5 million; the unemployed, whose number has doubled since the beginning of the crisis; young people, who are living through precarious times; SMEs, hundreds of thousands of which have gone bankrupt. If these weak links are not fixed, the chain of Europe will break as well.
- In the last 20 years, the main European policies have mostly been “inward looking”: enlargement, internal market and single currency. We need to go back to looking “Beyond our walls”, toward the South (the Mediterranean and Africa) and the East, including Russia, and also towards migrants, who are becoming a major challenge to the European project itself.
È online il sito bilingue (inglese-spagnolo) www.catholicdays.eu delle seconde Giornate Sociali Cattoliche Europee (Madrid, Spagna, 18-21 settembre 2014) sul tema “La fede cristiana e il futuro dell’Europa”. L’iniziativa è promossa dalla Comece (Commissione degli Episcopati della Commissione Europea) e dal Ccee (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa), insieme all’Arcidiocesi di Madrid e in collaborazione con la Conferenza episcopale spagnola. Le prime “Giornate sociali cattoliche europee”, promosse dalla Comece, si tennero a Danzica dal 7 al 9 ottobre 2009. “Eurcom-Giornalisti per l’Europa” promuove un confronto in vista dell’appuntamento di settembre.
Chiuse le urne delle elezioni europee e passata la paura di una forte affermazione delle forze populiste e antieuropee, con il corollario di una sostanziale ingovernabilità del Parlamento e delle altre Istituzioni europee, tutto sembra tornare al “business as usual”. Eppure questi sei anni di crisi hanno profondamente cambiato il volto dell’Europa, approfondito vecchie e nuove divisioni, oscurato l’obiettivo comune, reso più incerto il passo verso quelle riforme e quegli slanci che da sempre hanno caratterizzato la prospettiva europea. La necessità di una vera svolta dopo gli anni dell’austerità e della gestione delle urgenze della crisi, auspicata da tutti in campagna elettorale, sembra in parte già archiviata e pare prevalere lo scenario del consolidamento di quanto realizzato, anche con grandi fatiche, negli anni trascorsi, forse con qualche limitato slancio d’innovazione.
E così, di fronte a un’Europa che se non è stata del tutto rifiutata dai suoi cittadini, pure appare loro lontana, burocratica e talora molto matrigna, vale ancora oggi quanto scrivemmo nella Dichiarazione finale delle prime Giornate sociali cattoliche per l’Europa, svoltesi a Danzica l’8-11 ottobre 2009.
“Non dobbiamo avere paura: la solidarietà è il nostro futuro comune. L’unità dell’Europa era il sogno di alcuni. È divenuta una speranza per molti… Dobbiamo evitare di cedere allo scoraggiamento o a un nuovo nichilismo. Dobbiamo avere più fiducia nella capacità di ogni persona di contribuire a dare forma a un’Europa basata sui valori”.
In questo frangente, mi paiono dunque quattro i fronti sui quali i cristiani possono offrire un contributo efficace alla costruzione europea.
- Individuare le buone e nuove ragioni della speranza, sempre frutto del dialogo e di una ricerca di convergenza con tutti gli uomini di buona volontà. Per questo non basta il solito riferimento ai Padri fondatori, ma è necessario ripartire da una buona lettura dei principi iscritti con grande chiarezza nell’art. 3 del Trattato di Lisbona e lavorare per lo sviluppo ordinario di tutte le implicazioni programmatiche ivi incluse. Senza sconti e con un po’ di visione coraggiosa e intraprendente.
- In questi anni di crisi ha prevalso uno sguardo corto (far fronte alle emergenze) e stretto (rimettere in sesto i bilanci pubblici ed evitare l’esplosione del sistema finanziario). Andava fatto, forse con più equilibrio. È ora il tempo di alimentare uno sguardo più lungo e più largo, con adeguate strategie di sviluppo e crescita sostenibile e inclusiva, che bisogna poi implementare di buona lena, sviluppando tutte le necessarie riforme e investimenti strutturali necessari.
- Vale sempre la regola della tenuta dell’anello debole. In Europa sono i poveri, aumentati di 4,5 milioni, i disoccupati raddoppiati dall’inizio della crisi, i giovani che vivono la precarietà del presente, le piccole e medie imprese che sono fallite a centinaia di migliaia. Se non si riparano questi anelli deboli, anche la catena dell’Europa presto si romperà in modo grave.
- Le grandi politiche dell’Ue negli ultimi 20 anni sono state prevalentemente “ad intra”: allargamento, mercato interno e moneta unica. Urge tornare a guardare “Oltre le mura”, sia al Sud (il Mediterraneo e l’Africa) e a Est, Russia inclusa, sia verso i migranti, che pongono una sfida di primaria grandezza allo stesso progetto europeo.
Quatre fronts pour les chrétiens
Le site officiel bilingue (anglais-espagnol) www.catholicdays.eu des IIème Journées Sociales Catholiques pour l’Europe sur le thème “La foi chrétienne et l’avenir de l’Europe” est désormais en ligne. La rencontre, qui se tiendra à Madrid (Espagne) du 18 au 21 septembre 2014 est promue par la COMECE (Commission des Conférences épiscopales de la Communauté Européenne) et le CCEE (Conseil des Conférences épiscopales d’Europe), en collaboration avec l’archidiocèse de Madrid et en coopération avec la Conférence des évêques d’Espagne. Les Ière Journées Sociales Catholiques pour l’Europe, promues par la COMECE, ont eu lieu à Gdansk du 7 au 9 Octobre 2009. “Eurcom-journalistes pour l’Europe” ouvre un débat en vue de la rencontre de Septembre.
Fermées les urnes des élections européennes, et dépassée la peur d’une forte affirmation des forces populistes et anti-européennes, ayant pour corollaire une ingouvernabilité importante du Parlement et des autres Institutions européennes, tout semble revenir au “business as usual”. Et pourtant, ces six années de crise ont profondément modifié le visage de l’Europe, elles ont creusé les clivages, anciens et nouveaux, obscurci l’objectif commun, rendu plus incertaine l’avancée vers ces reformes et ces élans qui caractérisent depuis toujours la perspective européenne. Après les années de l’austérité et de la gestion des urgences de la crise, la nécessité de marquer un tournant, souhaité par tous pendant la campagne électorale, apparaît comme une affaire déjà classée, alors que s’impose un scénario marqué par la consolidation de ce qui a été réalisé les années passées, avec d’ailleurs beaucoup de peine, et peut-être par un petit élan vers l’innovation.
Face à une Europe qui apparaît à ses concitoyens, s’ils ne l’ont pas totalement rejetée, lointaine, bureaucratique, parfois une vraie marâtre, ce que nous avons écrit dans la Declaration des premières Journées sociales catholiques pour l’Europe, qui se sont déroulées à Dantzig du 8 au 11 octobre 2009, est toujours valable.
“Nous ne devons pas avoir peur: la solidarité c’est notre avenir commun. L’unité de l’Europe était le rêve de quelques uns, elle est devenue un espoir pour beaucoup… Nous devons éviter de succomber au découragement ou à un nouveau nihilisme. Nous devons faire davantage confiance à la capacité que chacun a de contribuer à forger une Europe basée sur les valeurs”.
Dans ces circonstances, il me semble que les chrétiens peuvent offrir un apport efficace à la construction européenne, et ce, sur quatre fronts.
- Identifier les nouvelles et justes raisons de l’espoir, qui est toujours le fruit du dialogue et de la quête d’une convergence avec tous les hommes de bonne volonté. Pour cela, la référence habituelle aux Pères fondateurs ne suffit pas, il faut repartir d’une bonne lecture des principes très clairement exposés à l’art. 3 du Traité de Lisbonne, et œuvrer pour un développement ordinaire de toutes les implications programmatiques ci-incluses. Sans concession et en ayant une vision courageuse et entreprenante.
- Ces années de crise ont été dominées par une vue courte (faire face aux urgences) et étroite (redresser les bilans publics et éviter l’éclatement du système financier). C’était nécessaire, peut-être avec plus de mesure. Il est temps, à présent, d’alimenter une vue plus longue et plus large, avec des stratégies adéquates visant le développement et une croissance durable et inclusive, qu’il faut mettre en œuvre avec entrain, en élaborant toutes les réformes et les investissements structurels nécessaires.
- La règle de la tenue du maillon faible est toujours valable. En Europe, ce sont les pauvres, dont le nombre a augmenté de 4,5 millions, les chômeurs, dont le nombre a doublé depuis le début de la crise, les jeunes, qui vivent la précarité du présent, les petites et moyennes entreprises qui par centaines de milliers ont fait faillite. Si ces maillons faibles ne seront pas réparés, la chaîne de l’Europe sera bientôt gravement brisée.
- Au cours des 20 dernières années, les grandes politiques de l’UE ont été principalement “ad intra”: élargissement, marché interne et monnaie unique. Il faut avec urgence recommencer à regarder “Au-delà des murs”, vers le Sud (la Méditerranée et l’Afrique) et vers l’Est, la Russie y comprise, ainsi que vers les migrants, qui posent un défi de première grandeur au projet européen.
Vier Handlungsbereiche für die Christen
Die offizielle zweisprachige Website www.catholicdays.eu (Englisch-Spanisch) für die Zweiten Europäischen Katholischen Sozialtage (Madrid, Spanien, 18-21 September 2014) zum Thema “Der christliche Glaube und die Zukunft Europas” ist online. Die Tagung, die von der COMECE (Kommission der Bischofskonferenzen der Europäischen Gemeinschaft) und dem CCEE (Rat der Europäischen Bischofskonferenzen), zusammen mit der Erzdiözese Madrid veranstaltet wird, wird in Zusammenarbeit mit der spanischen Bischofskonferenz abgehalten. Die Ersten Europäischen Katholischen Sozialtage, von Comece gefördert, fanden in Danzig von 7. bis 9. Oktober 2009 statt. “Eurcom-Journalisten für Europa” öffnet ein Dialog in Hinblick auf die bevorstehende Tagung in September.
Mit dem Ausgang der jüngsten Europawahlen und nachdem auch die Angst über einen großen Erfolg der populistischen und antieuropäischen Mächte, die zu einem Zustand der grundsätzlichen Nichtregierbarkeit sowohl im Parlament als auch in den andere europäischen Institutionen geführt hätten, besiegt wurde, scheint alles wieder beim “business as usual” zurückgekehrt zu sein. Aber diese letzten sechs Jahre der Krise haben das Gesicht Europas stark verändert, alte und neue Trennungen verschärft, einen Schatten auf die gemeinsamen Ziele geworfen und den Weg der Reformen, den Europa stets mit Enthusiasmus eingeschlagen hatte, unsicherer gemacht. Das Bedürfnis nach einer tatsächlichen Wende, vor allem nach den Jahren der vielen Sparmaßnahmen und des Krisenmanagements, scheint zum Teil bereits in Vergessenheit geraten zu sein zugunsten einer Konsolidierung von dem, was in den vergangenen Jahren mit Mühe erreicht wurde und nicht gerade fortschrittlich ist.
Trotzdem gilt auch im heutigen Europa, das zwar nicht ganz abgelehnt wurde und dennoch so entfernt, bürokratisch und teilweise auch sehr stiefmütterlich erscheint, das was wir 2009 in der abschließenden Erklärung anlässlich der ersten Katholischen Sozialtage in Danzig (8. – 11. Oktober 2009) geschrieben haben:
„Wir brauchen keine Furcht zu haben: Solidarität ist unsere gemeinsame Zukunft. Die Einheit Europas war der Traum Weniger. Sie ist zur Hoffnung Vieler geworden. (…) Wir sollten nicht in Apathie oder einen neuen Nihilismus verfallen. Wir müssen mehr Vertrauen in die Kreativität der Menschen setzen, Europa auf der Basis von Werten zu gestalten”.
In dieser Hinsicht gibt es meiner Meinung nach vier Bereiche in denen Christen einen konkreten Beitrag zur Gestaltung Europas leisten können.
- Sie können neue und gute Gründe zur Hoffnung erkennen, die aus dem Dialog und aus der Suche nach dem Einverständnis aller Menschen guten Willens hervorgehen. Aus diesem Grunde reicht es nicht mehr aus, sich nur auf die Gründungsväter zu beziehen. Man muss die in Artikel 3 des Lissabonner Vertrags klar aufgeführten Grundsätze gründlich lesen und sich kompromisslos, mit Mut und Unternehmungslust, für eine ordentliche Entwicklung aller darin enthaltenen Strategien einsetzen.
- In diesen letzten Jahren der Krise hat sich eine kurzsichtige (Notständen entgegentreten) und engstirnige (öffentliche Haushalte sanieren und den Zusammenbruch des Finanzsystems verhindern) Haltung durchgesetzt. Vielleicht hätte man hier überlegter Vorgehen können. Nun ist es Zeit, weitsichtig und offener zu denken, angemessene Entwicklungsstrategien umsetzen, um ein nachhaltiges und allgemeines Wachstum zu erreichen. All das muss mit den notwendigen Reformen und strukturellen Investitionen eifrig erreicht werden.
- Ferner müssen die schwächeren Kettenglieder stets unterstützt werden. In Europa sind das die Armen – mittlerweile 4,5 Millionen Menschen, die Arbeitslosen, deren Zahl sich seit beginn der Krise verdoppelt hat, die Jugend, die in einer prekären Lage lebt, die hunderttausende kleine und mittlere Unternehmen, die Konkurs gemacht haben. Wenn diese schwächeren Glieder nicht unterstützt werden, wird auch die Kette Europas bald zerreissen.
- Im Laufe der letzten 20 Jahre waren die großen Europapolitiken vorwiegend “ad intra”: Erweiterung, Binnenmarkt, gemeinsame Währung. Heute ist es dringend über die eigenen Grenzen hinweg zu schauen, d.h. In Richtung Süden (Mittelmeerraum und Afrika) und Osten, bis hin nach Russland, und sich auch um die Einwanderer kümmern, die eine primäre Herausforderung für das europäische Projekt sind.
Luca Jahier
Presidenza del Comitato economico e sociale europeo
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