A dream shared since birth, a farsighted project but, most of all, a challenge which is impossible to give up. This is the kind of Europe Azione Cattolica Italiana talks about in a document presented in Rome a few days ago, during the XV national Assembly of the association. With a look broadened to the continent that gives us “a modern, complex, still credible kind of democracy able to promise a better future”, Azione Cattolica registers the need to renew the project of De Gasperi, Schuman, Adenauer and Monnet in order to build up a “closer, stronger, more united Europe, and face those problems in front of which national politics have neither means nor adequate resources”. If at times the EU structure seems to show some weak points, the enthusiasm should be sought among the member people and States, within the common heritage we have started from to set out on a journey which is still long and cluttered with stages to conquer: a common social model, a shared fiscal and economic policy, without excluding “interventions of redistribution and counterbalance” among areas showing different stages of development.
No rebates, from Azione Cattolica, to a Europe that turns its face elsewhere while problems, on the contrary, should actually be faced with a firm look: “Europe – reads the document – should take precise responsibilities in front of the whole world in terms of promotion of peace, of justice and of solidarity among people”. Otherwise there’s a risk to feel the distance that came about between the citizens and the institutions in Brussels and Strasbourg growing stronger and stronger. The very same distance that will only be bridged with the evidence of actual results that would make the European level of government “necessary and unavoidable”, within a “natural and useful collaboration” with the national democratic systems, that get an added value from Europe. If the mass media should give a clear, transparent and honest account of the European history that takes shape every day before our often distracted eyes, the responsibility to show what’s good in Europe should be shared by schools, universities, voluntary associations, cultural circles and churches. European bishops know this very well, and in their recent statement prepared in view of the upcoming elections – mentioned by the association – speak of “putting aside all personal interests in search of the common good” and point out subsidiarity and solidarity as pillars of the European building.
Europe is not elsewhere, and Azione Cattolica, in its statement, exhorts laypeople to get committed, to an aware, informed and motivated participation to the elections of May 25th. The clock of disinterest has stopped, there’s no time for anti-Europeanism anymore, and it’s too late for Euro-skepticism. Varied challenges await the citizens, each citizen of this renewed continent to be further renewed: work, health and environment protection, a balanced management of migrations, cooperation with poor countries. Europe is a mermaid singing tempting melodies. And this time we don’t need earplugs but ears wide open.
Un sogno condiviso dalla nascita, un progetto lungimirante ma, soprattutto, una sfida alla quale è impossibile rinunciare. Questa è l’Europa di cui parla l’Azione cattolica italiana in un documento presentato qualche giorno fa a Roma, nel corso della XV Assemblea nazionale dell’associazione. Con lo sguardo allargato al continente che ci regala “una forma moderna, complessa, tuttora credibile, di democrazia capace di garantire un futuro migliore”, l’Ac dichiara l’urgenza di rinnovare il progetto di De Gasperi, Schuman, Adenauer e Monnet per costruire un’Europa “più coesa, più forte, più unita, e affrontare quei problemi dinanzi ai quali la politica nazionale non ha né mezzi né risorse all’altezza”. E se a volte sembra che la costruzione comunitaria abbia punti deboli, lo slancio va ricercato tra i popoli e gli Stati membri, nel patrimonio comune dal quale siamo partiti per intraprendere un cammino ancora lungo, scandito da tappe da conquistare: un modello sociale comune, una politica fiscale ed economica condivisa, senza escludere “interventi a fini redistributivi e di riequilibrio” tra aree che presentano un diverso grado di sviluppo.
Nessuno sconto, dall’Azione cattolica, per l’Europa che volta la faccia da un’altra parte, quando i problemi andrebbero invece affrontati con sguardo fermo: “L’Europa – si legge ancora nel documento – deve assumersi precise responsabilità nei confronti del mondo intero in termini di promozione della pace, della giustizia e della solidarietà tra i popoli”. Altrimenti il rischio è di percepire sempre più forte quella distanza che si è venuta a creare tra i cittadini e le istituzioni di Bruxelles e Strasburgo. Quella stessa distanza che potrà essere colmata solo con l’evidenza di risultati concreti che rendano “necessario e irrinunciabile” il livello di governo europeo, in una “naturale e proficua collaborazione” con i sistemi democratici nazionali, che dall’Europa traggono un valore aggiunto. Se ai mass media spetta il racconto chiaro, trasparente e onesto della storia europea che ogni giorno prende forma sotto ai nostri occhi spesso distratti, la responsabilità di mostrare il bello dell’Europa va condivisa con scuole, università, associazioni di volontariato, circoli culturali e chiese. Lo sanno bene i vescovi europei, che nel recente documento redatto in vista delle consultazioni, e richiamato dall’associazione, parlano di “mettere da parte l’interesse particolare alla ricerca del bene comune” e individuano come pilastri dell’edificio europeo la sussidiarietà e la solidarietà.
L’Europa non è altrove, e l’Azione cattolica nel suo documento invita i laici all’impegno, alla partecipazione consapevole, informata e motivata alle elezioni del 25 maggio. Si è fermato l’orologio del disinteresse, non è più tempo di antieuropeismo, ed è tardi per l’euroscetticismo. Ad attendere i cittadini, ciascun cittadino di questo continente rinnovato e da rinnovare ancora, sono sfide variegate: il lavoro, la tutela della salute e dell’ambiente, la gestione equilibrata delle migrazioni, la cooperazione con i Paesi poveri. L’Europa è una sirena che canta melodie seducenti. E, stavolta, non servono tappi di cera ma orecchie bene aperte.