Share this article on:

    Intolerance and discrimination against Christians was the theme of the conference organized by the Organization for Security and Co-operation in Europe (Osce) in Vienna, on 18 May 2015. Delegations of the various states of the Osce region as well as Ngo’s active in the field of intolerance and discrimination against Christians spoke in three sessions about the importance of enhancing efforts to prevent and combat intolerance and discrimination against Christians in the OSCE region, focusing on hate crimes, exclusion, marginalization and denial of rights.

    Ccee (Council of European Bishops’ Conferences) was present at this meeting in the persons of Fr. Michel Remery, Ccee Vice-Secretary General, and Miss Raffaella Di Noia. Fr. Remery is also National Point of Contact for hate crimes against Christians for the Holy See, and as such was part of the delegation of the Holy See, led by Mgr. Janusz Urbańczyk, Permanent Representative of the Holy See at the OSCE and other international organizations based in Vienna.

    Hereby some quotations from the different addresses given by the delegation.

    The Holy See delegation: “With the increase of religious intolerance in the world, it is well documented that year after year Christians are the religious group most persecuted and discriminated against on the global level. In certain regions, including those at the doorstep of the Osce region, one could even speak of genocidal tendencies in these persecutions. Thankfully, the Christians living in the Osce region are spared such atrocities”.

    “Particularly worrisome is the fact that across the Osce region a sharp dividing line has been drawn between religious belief and religious practice, so that Christians are frequently reminded in public discourse or even in the courts, that they can believe whatever they like in private, and worship as they wish in their own churches, but they simply cannot act on those beliefs in public”.

    “Tolerance towards one view should not lead to intolerance towards others. Intolerance in the name of “tolerance” must be named for what it is and publicly condemned. To deny religiously informed moral arguments a place in the public square is intolerant, anti-democratic and anti-religious”.

    “Therefore, we call upon the participating States to act clearly against such hate crimes and to protect the Christians in their territories. Furthermore, we encourage them to report these incidents and seriously engage in ensuring that all their citizens, including Christians, can live peacefully, freely professing and practicing their faith”.

    L’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani è stato il tema della conferenza organizzata dalla Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) a Vienna, il 18 maggio 2015. Le delegazioni dei vari Stati della regione dell’Osce, nonché Ong attive nel campo dell’intolleranza e della discriminazione contro i cristiani, hanno discusso in tre sessioni circa l’importanza di rafforzare gli sforzi per prevenire e combattere l’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani nella regione dell’Osce, concentrandosi sui crimini ispirati dall’odio, l’esclusione, l’emarginazione e la negazione dei diritti.

    Il Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) era presente a questo incontro nella persona del suo vice-segretario generale, p. Michel Remery, e della sig.ra Raffaella Di Noia. P. Remery è anche punto di contatto nazionale per i crimini d’odio contro i cristiani per la Santa Sede, e come tale era parte della delegazione della Santa Sede, guidata da mons. Janusz Urbanczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso l’Osce e altre organizzazioni internazionali con sede a Vienna.

    Dagli interventi della Santa Sede riportiamo alcuni passaggi chiave.

    “Con l’aumento dell’intolleranza religiosa nel mondo, è ben documentato che, anno dopo anno, i cristiani sono il gruppo religioso più perseguitato e discriminato a livello globale. In alcune regioni, tra cui quelle alle porte della regione dell’Osce, si potrebbe anche parlare di tendenze genocide in queste persecuzioni. Per fortuna, i cristiani che vivono nella regione dell’Osce sono risparmiati da simili atrocità”.

    “Particolarmente preoccupante è il fatto che in tutta la regione dell’Osce una linea di separazione netta è stata tracciata tra fede religiosa e la pratica religiosa, in modo che ai cristiani viene spesso ricordato nel discorso pubblico o anche nei tribunali, che possono credere ciò che vogliono in privato, e celebrare il loro culto come vogliono nelle loro chiese, ma semplicemente non possono agire a partire da quelle credenze in pubblico”.

    “La tolleranza verso un punto di vista non dovrebbe portare all’intolleranza verso gli altri. L’intolleranza in nome della ‘tolleranza’ deve essere chiamata per quello che è, e condannata pubblicamente. Negare un posto nella sfera pubblica ad argomenti morali religiosamente informati è intollerante, anti-democratico e anti-religioso”.

    “Pertanto, esortiamo gli Stati partecipanti ad agire in modo chiaro contro tali crimini d’odio e a proteggere i cristiani nei loro territori. Inoltre, li incoraggiamo a segnalare questi incidenti e a impegnarsi seriamente per garantire che tutti i cittadini, compresi i cristiani, possono vivere in pace, professare e praticare liberamente la loro fede”.

    Share this article on: