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    “What is the true face of Islam? Can there be a peaceful perception of the presence of Muslims in our European societies? Are we perhaps seeing a radicalisation of some Muslims? How can we analyse the different currents sweeping through Muslim communities today? What do we think of those young people who ‘convert’ to Islam and are tempted to join the armed forces of the Islamic State?”. With these questions Cardinal Jean-Pierre Ricard, Archbishop of Bordeaux, opened the meeting of bishops and delegates from the Bishops’ Conferences in charge of relations with Muslims in Europe (St Maurice, 13-15 May 2015).

    For Cardinal Ricard, “the evolution of the international situation, its impact on the European continent and the attacks which have taken place in different European countries, have suddenly made us aware that the conflict in the Middle East could reach us in our daily lives. The drama of the expulsion of Christians in areas which have passed to the control of the Islamic State has touched many members of our Christian communities. The assertion of an Islam, conqueror and warrior, by leaders of this State, has disturbed consciences”. Hence the increase in Islamophobia in Europe to which the Cardinal Archbishop of Bordeaux referred. “We see in our societies an increase in Islamophobic reactions. I am struck by the fact that these are being expressed ever more openly, even in our Christian communities. We notice that a certain number of Muslims take badly the fact of being continually challenged to show their loyalty to the laws of our European societies, when they are not considered simply as a ‘fifth column’, the accomplices of a tough and conquering Islam”.

    To respond to these questions, the solution proposed by Cardinal Jean-Pierre Ricard is that of “analysing with realism our situation today and to strongly express our convictions once again. We know that: only the path of dialogue, awareness, collaboration and mutual respect can realistically prepare for the future. This is both a challenge for our societies and a call from the Lord”.

    Below is the final message approved by the participants

    In this year which marks the fiftieth anniversary of Nostra Aetate, we are more than ever convinced that interreligious dialogue, and in our case, Christian-Muslim dialogue, is not only necessary for building peace but an imperative of our faith.

    Islam is a religion rich and diverse in its tradition with many schools of thought.
    However, like all religions, it faces challenges of radicalization within the contemporary context.  In overcoming radicalization, we need freedom of religion and its underlying principle, freedom of conscience.  Religious education plays an important role in enhancing one’s own religious identity while fully respecting the religious convictions of the other.  It also helps build solidarity with the marginalized, the persecuted, and victims of radicalization regardless of their creed.

    In our reflection on these challenges, we renew and deepen our commitment to dialogue from a religious, cultural, and social perspective.  We also commit ourselves to engage in a dynamic encounter with Muslims on both the intellectual/academic as well as on the grassroots level.

    This demands that the teaching of Nostra Aetate and its ecclesiological implications be more widely received and understood in the Catholic community.  It also demands a profound self-examination and theological reflection on our Christian faith and practice. This especially holds true in the light of the challenges posed by secularism and populist movements for both Christianity and Islam.

    It also demands that our Christian communities continue to be living witnesses of the Word of God and communities of prayer and hospitality towards the “other” in our midst.

    The Jubilee of Mercy provides us with a unique opportunity to show that it is possible to live together and share common aspirations.  Mercy does not dominate. Mercy creates “space” for diversity and acceptance of the other. 

    “Che ne è dell’Islam, del suo vero volto? Ci può essere percezione pacifica della presenza dei musulmani nelle nostre società europee? Non costatiamo forse una radicalizzazione di alcuni musulmani? Come analizzare le diverse correnti che attraversano oggi le comunità musulmane? Che pensare di quei giovani che si ‘convertono’ all’Islam e sono tentati di unirsi alle forze armate dello Stato islamico?”. È con queste domande che il card. Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, ha aperto la riunione dei vescovi e delegati delle Conferenze episcopali per i rapporti con i musulmani in Europa (San Maurizio, 13-15 Maggio 2015).

    Per il card. Ricard, “l’evoluzione della situazione internazionale, il suo impatto sul continente europeo e gli attentati che hanno avuto luogo in diversi Paesi europei hanno improvvisamente fatto prendere coscienza che il conflitto in Medio Oriente poteva raggiungerci nella nostra vita quotidiana. Il dramma dell’espulsione dei cristiani in aree passate sotto il controllo dello ‘Stato islamico’ ha toccato molti membri delle nostre comunità cristiane. L’affermazione di un Islam, conquistatore e guerriero, da parte di leader di questo ‘Stato’ ha turbato le coscienze”.  Da qui l’aumento dell’islamofobia in Europa che constata il cardinale di Bordeaux. “Percepiamo nelle nostre società un aumento di reazioni islamofobe. Mi colpisce che queste vengano espresse sempre più apertamente, anche nelle nostre comunità cristiane. Notiamo che un certo numero di musulmani vive male il fatto di essere continuamente sfidati a dimostrare la loro fedeltà alle leggi delle nostre società europee, quando non sono semplicemente considerati come ‘quinta colonna’, i complici di un islam duro e conquistatore”.

    Per rispondere a queste domande la soluzione proposta dal card. Ricard è “analizzare con realismo la nostra situazione di oggi ed esprimere nuovamente le nostre convinzioni con forza. Lo sappiamo che solo la via del dialogo, della conoscenza, della collaborazione e della stima reciproca prepara realisticamente per il futuro. Questa è una sfida per le nostre società e una chiamata da parte del Signore”.

    Di seguito il messaggio adottato dai partecipanti

    In quest’anno che segna il cinquantesimo anniversario di Nostra Aetate, siamo più che mai convinti che il dialogo interreligioso, e nel nostro caso, il dialogo tra cristiani e musulmani, non solo è necessario per costruire la pace, ma è un imperativo della nostra fede.

    L’Islam è una religione ricca e varia nella sua tradizione, con molte scuole di pensiero.
    Tuttavia, come tutte le religioni, si trova ad affrontare sfide di radicalizzazione nel contesto contemporaneo. Per superare la radicalizzazione, abbiamo bisogno della libertà di religione e del suo principio fondamentale, la libertà di coscienza. L’educazione religiosa gioca un ruolo importante nel rafforzamento della propria identità religiosa nel pieno rispetto delle convinzioni religiose degli altri. Aiuta anche a costruire la solidarietà con gli emarginati, i perseguitati e le vittime della radicalizzazione qualsiasi sia il loro credo.

    Quale frutto della nostra riflessione su queste sfide, rinnoviamo e approfondiamo il nostro impegno per il dialogo dal punto di vista religioso, culturale e sociale. Rinnoviamo il nostro impegno per un incontro dinamico con i musulmani sia a livello intellettuale-accademico sia al livello di vita vissuta.

    Ciò richiede un profondo auto-esame e una riflessione teologica sulla nostra fede e sulla pratica cristiana, in particolare alla luce delle sfide poste dalla secolarizzazione e dai movimenti populisti sia al Cristianesimo sia  all’Islam.

    Un dialogo autentico richiede che le nostre comunità cristiane continuino a essere testimoni viventi della Parola di Dio, comunità di preghiera e accoglienti “l’altro” che vive in mezzo a noi.

    Il Giubileo della Misericordia ci fornisce un’opportunità unica per dimostrare che è possibile vivere insieme e condividere aspirazioni comuni. La Misericordia non domina. La Misericordia crea “spazio” per la diversità e l’accettazione dell’altro.


    Seule la voie du dialogue prépare l’avenir

    “Qu’en est-il de l’Islam, de son vrai visage ? Peut-il y avoir une inscription pacifique de la présence des musulmans dans nos sociétés européennes ? Ne constate-t-on pas une radicalisation de certains musulmans ? Comment analyser les différents courants qui traversent aujourd’hui les communautés musulmanes ? Que penser de ces jeunes qui se “convertissent” à l’Islam et sont tentés de rejoindre les forces armées de l’Etat islamique ?” C’est avec ces questions que le cardinal Jean-Pierre Ricard, archevêque de Bordeaux, a ouvert la rencontre des évêques et délégués des Conférences épiscopales pour les relations avec les musulmans en Europe (St. Maurice, 13-15 mai 2015).

    Pour le cardinal Ricard, “l’évolution de la situation internationale, ses retombées sur le continent européen et les attentats qui ont eu lieu en différents pays européens ont soudain fait prendre conscience que le conflit du Moyen Orient pouvait nous atteindre dans notre vie la plus quotidienne. Le drame de l’expulsion des chrétiens dans des régions passées sous le contrôle de l’Etat Islamique a touché bien des membres de nos communautés chrétiennes. La revendication d’un Islam conquérant et guerrier par des leaders de cet état a troublé les consciences”. D’où la montée de l’islamophobie en Europe que constate le cardinal de Bordeaux “Nous sentons dans nos sociétés une montée des réactions islamophobes. Je suis frappé de voir que celles-ci s’expriment de plus en plus au grand jour, y compris au sein de nos communautés chrétiennes. Nous constatons qu’un certain nombre de musulmans vivent mal le fait d’être sans cesse sommés de démontrer leur fidélité aux lois de nos sociétés européennes, quand ils ne sont pas tout simplement regardés comme ‘la cinquième colonne’, les complices d’un islamisme dur et conquérant”.

    Pour faire face à ce questionnement des européens la solution proposée par le cardinal Jean-Pierre Ricard est celle de “à analyser de façon réaliste la situation qui est la nôtre aujourd’hui et à ré-exprimer avec force nos convictions. Nous le savons bien : seule la voie du dialogue, de la connaissance, de la collaboration et de l’estime mutuelle, prépare réalistement l’avenir. C’est à la fois un défi à relever pour nos sociétés et un appel du Seigneur”.

    Ci-après le message adopté par les participants

    Cette année, alors que nous célébrons le cinquantième anniversaire de Nostra Aetate, nous sommes plus que jamais convaincus que le dialogue interreligieux et, dans notre cas, le dialogue entre chrétiens et musulmans, n’est pas seulement nécessaire pour construire la paix, mais c’est un impératif de notre foi.

    L’Islam est une religion riche et diversifiée dans sa tradition, avec plusieurs courants de pensée.
    Cependant, comme toutes les religions, il se trouve à aborder les défis de la radicalisation dans le contexte contemporain. Pour dépasser la radicalisation, nous avons besoin de la liberté de religion et de son principe fondamental: la liberté de conscience. L’éducation religieuse joue un rôle important dans le renforcement de l’identité religieuse, dans le respect le plus total des convictions religieuses des autres. Cela aide également à construire la solidarité avec les personnes marginalisées, persécutées, et avec les victimes de la radicalisation, indépendamment de leur credo.

    Le fruit de notre réflexion sur ces défis consiste à renouveler et approfondir notre engagement à l’égard du dialogue du point de vue religieux, culturel et social. Nous souhaitons renouveler notre engagement pour une rencontre dynamique avec les musulmans, aussi bien en matière intellectuelle-académique qu’en matière de vie quotidienne.

    Cela exige un examen personnel approfondi et une réflexion théologique sur notre foi et sur la pratique chrétienne, notamment à la lumière des défis posés par la sécularisation et par les mouvements populistes aussi bien pour le Christianisme que pour l’Islam.

    Un dialogue authentique exige que nos communautés chrétiennes continuent d’être les témoins vivants de la Parole de Dieu, communautés de prière et d’accueil de “l’autre” qui vit parmi nous.

    Le Jubilé de la Miséricorde nous offre une opportunité unique de montrer qu’il est possible de vivre ensemble et de partager des aspirations communes. La Misericorde ne domine pas. La Miséricorde fait «place » à la diversité et à l’acceptation de l’autre.

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