Message from the President of Ccee, His Eminence Cardinal Péter Erdő, Archbishop of Esztergom-Budapest and President of the Hungarian Bishops’ Conference – Ccee-Secam Seminar – “The joy of the Family” – Maputo, 28-31 May 2015
The family has to face many great challenges throughout the world and on all continents. (…)
We can think, for example, of the consequences of secularisation which are obvious everywhere. We also see the signs of individualism which separates the human person from his / her natural environment, from the communities represented by the family and society. We also see the signs of a certain fear of institutions, which is why in many countries there has been a significant decline in the number of marriages contracted in any sort of institutional form, either canonical or civil.
In some countries de facto cohabitation has now become the norm, and yet marriage and the family are not just spiritual aspects of the individual, but by their very nature have an institutional and community aspect.
The human person does not realise his or her freedom by separating themselves from any bond, from any relationship with the past, with the future, with humanity and with other people, but by accepting an order of personal relationships which help the development of the individual human person, encouraging the realisation of their own freedom. (…)
A very encouraging phenomenon in today’s world is the existence of very many communities composed of families, especially linked by faith and religious commitment, who take on many tasks of the Church itself at the parish level, at the level of movements, and also at the level of the local communities.
These families, in fact, encourage each other in a mutual fashion, they pray together, at times read the Scriptures together, talk about faith, help each other in the problems of daily life, in the search for work, in the education of children, often also in the preparation of young people for marriage, and in supporting couples so that they can more easily overcome the difficulties which arise in the history of each marriage. These communities really seem to be a sign of the times. We must welcome them with gratitude and we must make our communities more aware of the values of this new and strong phenomenon.
(…)
In God’s plan, the human person has a vocation to community, it is not good to be alone (Gen 2:18), as the Creator says in the book of Genesis. Precisely for this reason the human person is realised in complementarity with others, and the family is its most essential expression. The history of humanity shows that sin can close us in on ourselves and create many tensions and divisions. But God, as Pope Francis frequently reminds us, does not allow us be crushed by human sin, and Christ comes to meet every person to save them and lead them back to their true humanity. Christ – who has taught us the full truth about the human person, as well as about marriage and the family – always remains the unique reference point for our faith and for our lives.
We are not called to look at the world simply with our philosophical categories and only on the basis of empirical personal experiences or starting from sociological polls or studies, but we are disciples of Christ, so we must look to Christ, we must listen to his voice through history, through the Sacred Scripture, through the testimony of the community of the Church. (…)
Thus we see the direction: every real development in the Church draws us closer to Christ, both in faith and in daily life.
The Churches of Africa provide an invaluable testimony of their faith. (…)
The testimony of a faith rooted in life and often lived in joy even in the midst of so many material difficulties, along with the martyrdom of our brothers and sisters who give their lives for the faith, is a strength, it is a blessing, it is a source of grace for the universal Church, too. As Europeans we really feel the need to open our hearts to welcome the gifts and testimonies, the experiences and lights which come from the Catholic Churches of this continent.
Messaggio del Presidente del Ccee, cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente della Conferenza episcopale ungherese, al seminario Ccee-Secam – “La gioia della famiglia” – Maputo, 28-31 maggio 2015
La famiglia deve affrontare molte grandi sfide in tutto il mondo e in tutti i continenti. (…)
Pensiamo ad esempio alle conseguenze della secolarizzazione che ovunque sono palesi. Vediamo anche i segni dell’individualismo che allontana la persona umana dal suo ambiente naturale, dalle comunità rappresentate dalla famiglia e dalla società. Vediamo anche i segni di una certa paura dalle istituzioni, per cui in molti Paesi è diminuito fortemente il numero dei matrimoni contratti in qualsiasi forma istituzionale, sia canonica sia civile.
La convivenza delle coppie di fatto in alcuni Paesi è diventata ormai la forma maggioritaria, eppure il matrimonio e la famiglia non sono soltanto fatti spirituali dell’individuo, ma hanno per loro stessa natura un aspetto istituzionale e comunitario.
La persona umana non realizza la sua libertà staccandosi da qualsiasi legame, da qualsiasi rapporto con il passato, con il futuro, con l’umanità e con le altre persone, bensì accettando un assetto di rapporti personali che aiutano lo sviluppo della singola persona umana, favorendo la realizzazione della propria libertà. (…)
Un fenomeno molto incoraggiante nel mondo di oggi è l’esistenza di moltissime comunità composte da famiglie, specialmente legate dalla fede e dall’impegno religioso, che assumono molti compiti della Chiesa stessa a livello parrocchiale, a livello dei movimenti, ed anche a livello di comunità locali.
Queste famiglie, infatti, s’incoraggiano a vicenda, pregano insieme, a volte leggono insieme la Sacra Scrittura, parlano della fede, si aiutano nei problemi della vita quotidiana, nella ricerca del lavoro, nell’educazione dei figli, spesso anche nella preparazione dei giovani al matrimonio, e nell’accompagnamento delle coppie affinché possano superare più facilmente le difficoltà che sorgono nella storia di ciascun matrimonio. Queste comunità sembrano veramente un segno dei tempi. Dobbiamo accoglierlo con gratitudine e dobbiamo rendere le nostre comunità più consapevoli dei valori di questo nuovo e forte fenomeno. (…)
Nel disegno di Dio la persona umana ha la vocazione alla comunità, non è buono essere soli (Gen 2,18), come dice il Creatore nel libro della Genesi. Proprio per questo la persona umana si realizza nella complementarietà con gli altri, e la famiglia ne è la espressione più essenziale. Che il peccato ci possa chiudere in noi stessi e creare tante tensioni e divisioni lo dimostra la storia dell’umanità. Ma Dio, come ci ricorda frequentemente papa Francesco, non si lascia sconfiggere dal peccato umano, e Cristo viene incontro ad ogni uomo per salvarlo e ricondurlo alla sua vera umanità. Cristo – che ci ha insegnato la piena verità sull’uomo, anche sul matrimonio e sulla famiglia – resta sempre l’unico vero punto di riferimento per la nostra fede e per la nostra vita.
Non siamo vocati a guardare il mondo soltanto con le nostre categorie filosofiche e soltanto in base alle nostre esperienze empiriche personali o a partire di sondaggi o studi sociologici, ma siamo discepoli di Cristo, perciò dobbiamo guardare a Cristo, dobbiamo ascoltare la sua voce attraverso la storia, attraverso la Sacra Scrittura, attraverso la testimonianza della comunità della Chiesa. (…)
Le Chiese dell’Africa danno una preziosa testimonianza della loro fede. (…)
La testimonianza di una fede radicata nella vita e spesso vissuta nella gioia anche in mezzo a tante difficoltà materiali, insieme al martirio dei nostri fratelli e sorelle che danno la vita per la fede, è una forza, è una benedizione, è una fonte di grazia anche per la Chiesa universale. Come europei sentiamo veramente il bisogno di aprire i nostri cuori per accogliere i doni e le testimonianze, le esperienze e le luci che provengono dalle Chiese cattoliche di questo continente.
Accueillir la joie de la famille
Message du Président du Cccee, S. Em. Cardinal Péter Erdő, Archevêque de Esztergom-Budapest et Président de la Conférence Episcopale Hongroise – Séminaire Ccee-Sceam – “La joie de la Famille” – Maputo, 28-31 mai 2015
La famille doit affronter de nombreux défis d’envergure dans le monde entier et dans tous les continents. (…)
Pensons, par exemple, aux conséquences de la sécularisation qui émergent partout avec évidence. Nous voyons également les signes de l’individualisme qui éloigne la personne humaine de son milieu naturel, des communautés représentées par la famille et par la société. En outre, nous ne pouvons ignorer les signes d’une certaine peur à l’égard des institutions, ce qui fait que dans de nombreux Pays le nombre de mariages contractés sous n’importe quelle forme institutionnelle, aussi bien canonique que civile, a fortement diminué.
Dans certains Pays, le concubinage de couples qui vivent en union de fait est devenu désormais la forme d’union majoritaire. Pourtant le mariage et la famille ne sont pas uniquement des faits spirituels de l’individu mais, de par leur nature même, ils revêtent un aspect institutionnel et communautaire.
La personne humaine ne réalise pas sa liberté en se détachant de tout lien, de tout rapport avec le passé, avec l’avenir, avec l’humanité et avec les autres personnes, mais plutôt en acceptant un système de rapports personnels qui aident le développement de chaque personne humaine, en favorisant la réalisation de sa propre liberté. (…)
Un phénomène très encourageant dans le monde actuel est l’existence de beaucoup de communautés composées par des familles particulièrement liées à la foi et à l’engagement religieux, qui assument beaucoup de tâches de l’Eglise elle-même, au niveau de la paroisse, des mouvements et des communautés locales.
En effet, ces familles s’encouragent réciproquement, prient ensemble, parfois lisent ensemble les Ecritures Saintes, parlent de la foi, s’aident à résoudre les problèmes de la vie quotidienne, comme la recherche d’un emploi, l’éducation des enfants ; elles prennent part souvent même à la préparation des jeunes au mariage et à l’accompagnement des couples pour qu’ils puissent surmonter plus facilement les difficultés qui surgissent dans l’histoire de chaque mariage. Ces communautés semblent vraiment être un signe des temps. Nous devons l’accueillir avec gratitude et nous devons rendre nos communautés plus conscientes des valeurs de ce phénomène inédit et fort. (…)
Dans le dessein de Dieu, la personne humaine a la vocation à la communauté : il n’est pas bon que l’homme soit seul (Gen 2,18), comme le dit le Créateur dans le livre de la Genèse. C’est précisément pour cette raison que la personne humaine se réalise dans la complémentarité avec les autres et la famille en est l’expression la plus fondamentale. Que le péché puisse nous renfermer en nous-mêmes et alimenter tant de tensions et de divisions, c’est quelque chose que l’histoire de l’humanité non montre très clairement. Or Dieu, tel que nous le rappelle souvent le Pape François, ne se laisse pas dérouter par le péché humain; Jésus-Christ vient vers tout homme pour le sauver et le ramener à sa véritable humanité. Jésus -qui nous a enseigné la pleine vérité sur l’homme, tout comme sur le mariage et la famille- reste toujours le seul et véritable point de repère pour notre foi et pour notre vie.
Nous sommes encore voués à regarder le monde uniquement à travers nos catégories philosophiques et seulement sur la base de nos expériences empiriques personnelles ou à partir de sondages et enquêtes sociologiques ; mais nous sommes les disciples du Christ et donc nous devons tourner les yeux vers Jésus-Christ, nous devons écouter sa voix à travers l’histoire, à travers les Ecritures Saintes, à travers le témoignage de la communauté de l’Eglise.
C’est ainsi que nous voyons la direction à suivre : tout véritable développement au sein de l’Eglise nous rapproche de plus en plus du Christ, aussi bien dans la foi que dans la vie quotidienne. (…)
Les Eglises d’Afrique offrent un précieux témoignage de leur foi. (…)
Le témoignage d’une foi enracinée dans la vie et souvent vécue dans la joie même malgré les nombreuses difficultés matérielles, ainsi que le martyre de nos frères et sœurs qui donnent leur vie pour la foi, sont une force, une bénédiction ; c’est une source de grâce même pour l’Eglise universelle. En tant qu’européens, nous sentons vraiment le besoin d’ouvrir nos cœurs pour accueillir les dons et les témoignages, les expériences et les lumières qui viennent des Eglises catholiques de ce continent.
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